A lezioni di pop a Madonna di Campiglio con Mogol

di Fabio De Santi

Il nome di Mogol, oltre al suo leggendario sodalizio con Lucio Battisti, fa parte della storia della musica leggera italiana. Impossibile, ruberebbe davvero troppe righe, stilare l'elenco dei brani scritti dall'autore milanese classe 1936, che fin dai primi anni '60 ha intrecciato il suo cammino con quello di band e cantanti quali Caterina Caselli, Dik Dik, Equipe '84, Bobby Solo, New Trolls e Mango. Proprio Mogol, un nome che è diventata una seconda pelle per Giulio Rapetti, sarà protagonista oggi, venerdì 9 agosto alle 17,30 al Palacampiglio, dell'incontro "Parole in musica. Infinite combinazioni" proposto nell'ambito della rassegna "Mistero dei Monti".

Mogol, quali temi affronterà nella sua "lectio pop" di oggi a Campiglio?

"Per questa lectio ho scelto come titolo quello de "Il cammino del pop" per un excursus su come è cambiata l'interpretazione e la percezione del pop e della musica leggera dagli ultimi decenni del secolo scorso ad oggi: per capirci da Claudio Villa a Ed Sheeran".

Quali sono per lei allora le radici del pop italiano?

"Il pop incomincia dalla romanza che si stacca dall'opera cantata dal tenore. Da lì ha origine tutto. Io proverò a raccontare il cammino del pop facendo ascoltare brani, dei frammenti di canzoni, pezzi di album, facendo scoprire cosa c'è dietro gli artisti e le loro composizioni, fino ad arrivare a spiegare come si valuta oggi un cantante".

E qual è per lei allora il criterio più importante per capire il valore di un cantante?

"Un cantante deve saper emozionare al di là delle sue qualità vocali, deve saper comunicare a chi lo ascolta quello che ha dentro di sé". La musica di oggi è dominata dai talent show, qual è il suo parere su queste ribalte televisive? "Sono degli show per la gente, in cui la musica è solo uno degli ingredienti. Si tratta di contenitori televisivi in cui spesso il pubblico batte le mani sentendo una persona che urla. Mi è capitato di vedere una sera una puntata di X-Factor e di assistere all'esibizione di un ragazzo che mentre cantava mi sembrava spaccasse con le tonsille le lampadine del teatro: lui urlava come un matto e la gente lo applaudiva. Davvero terribile".

Cosa le manca di più degli anni vissuti al fianco di Lucio Battisti?

"Mi mancano tante cose: quello al fianco di Lucio Battisti è stato un periodo importante della mia vita, ma vorrei ricordare qui anche un altro amico come Gianni Bella, che purtroppo oggi non può più fare musica. Mi mancano in particolare le melodie che sapevamo creare e che oggi è difficile sentire. Non dimentichiamo che Lucio Battisti era un grande comunicatore, non uno che cantava a squarciagola; penso che i giovani di oggi, ascoltando i suoi dischi, potrebbero imparare molte cose".

Lei da anni è impegnato con la sua scuola, il Cet (Centro europeo di Toscolano), per formare giovani musicisti e autori, quanto è importante per lei questo impegno?

"Per me è una parte fondamentale della mia vita, a cui ho dedicato gran parte del mio tempo negli ultimi 28 anni. Al Cet formiamo musicisti e autori che ci auguriamo possano intraprendere con successo la loro strada nel mondo della musica. Voglio sottolineare che con questa scuola non ho mai guadagnato neanche un euro e che vivo questo impegno anche come la restituzione di tutto l'affetto che ho ricevuto dagli italiani"

Tornando a Battisti penso che certi album frutto del vostro sodalizio abbiamo ancora una "freschezza" unica.

"Credo che certi dischi e certe canzoni siano senza tempo. Una dimensione che manca a molta della musica che si ascolta e viene prodotta oggi. Si sentono sempre più canzoni scritte da giovani che parlano un linguaggio per i giovani, ma che dubito possano superare appunto la barriera del tempo. Non voglio fare di tutta l'erba un fascio ma purtroppo oggi è tutto veloce, da consumare subito".

Un nome della musica pop italiana su cui punterebbe oggi.

"Mi piace molto Gianmarco Carroccia, perché mi ricorda Battisti anche se la sua voce è un po' più compatta, ma ha la stessa sensibilità di Lucio. Per questo la gente canta insieme a lui, con la voglia di vivere le sue canzoni".

 

Che consiglio si sentirebbe di dare ai giovani che vogliono intraprendere la strada della musica?

"Consiglierei loro di seguire dei corsi e di farsi aiutare nella loro crescita artistica, perché da soli è difficilissimo trovare la propria identità. O si ha una vasta cultura e si conoscono i veri interpreti a livello internazionale oppure meglio frequentare una scuola. Bisogna essere modesti e aver sempre voglia di imparare per crescere e migliorarsi".

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