La modernità alla Centrale di Fies «Ipernatural» anticipa Drodesera

Uno spazio nel quale si lavora tutto l'anno, una vivace fucina creativa dove artisti e liberi pensatori intrecciano linguaggi diversi e mettono in circolo le idee, non sempre concretizzabili nell'immediato in una performance. Progetti proiettati piuttosto al futuro, ad una visione dai contorni ancora sfumati, che l'arte ha la possibilità di contribuire ad immaginare.

Per questo Centrale Fies da tempo non è più solo la cornice di Drodesera, ma un luogo aperto ben oltre i confini del festival (che si terrà quest'anno dal 19 al 27 luglio). Ne sono convinti il presidente Dino Sommadossi e la direttrice Barbara Boninsegna, che ieri, nel corso di una conferenza stampa, hanno presentato alcuni eventi che anticipano e completano l'attesa rassegna estiva, dal titolo «Ipernatural» e la Free School of Performance (6-16 luglio), che coinvolge i nove artisti selezionati per la settima edizione di Live Works. Accanto a loro, Denis Isaia e Sara Enrico , curatori della mostra «Performativity» e Simone Derai , regista di Anagoor.


Il primo appuntamento si pone come il primo capitolo di una trilogia incentrata sui rapporti tra performance e oggetto artistico. «Due pratiche ? spiega Denis Isaia ? che appaiono agli antipodi, basati rispettivamente sui concetti di tempo e spazio e che si ritrovano nei lavori di Marion Baruch, artista 93enne che opera a Parigi, Francesco Gennari, Franz Erhard Walther e molti altri, documentati all'interno di una grande mostra collettiva, a ingresso gratuito, aperta dal 21 giugno al 27 luglio».

In occasione dell'inaugurazione, venerdì a partire dalle 19 , il concerto di Dewey Dell, dal titolo «Storm Atlas», un vero e proprio «catalogo delle tempeste», composto da potenti quadri audiovisivi che suscitano una riflessione sull'impotenza dell'essere umano di fronte a eventi come quello che ha sconvolto il Trentino a fine ottobre.

Particolarmente interessante si preannuncia anche il lavoro site specific intitolato «Orestea, fin dentro la sera, fin dentro la notte» di Anagoor, Leone d'argento 2018 al Festival internazionale del Teatro della Biennale di Venezia. «A dieci anni dalla nostra prima presenza al festival ? ha ricordato Simone Derai ? torniamo con un progetto coerente con la nostra idea di esplorazione di un teatro senza regole (che non significa privo di disciplina); un teatro che permette di vivere un tempo più naturale, senza salti né contrazioni». E fa dialogare antico e contemporaneo, restituendo vita alla tragedia di Eschilo, le cui parole risuonano «come un allarme universale rispetto al modo in cui viviamo il rapporto con l'altro e il nostro tempo».

Lo farà il 30 giugno, a partire dalle 18.30 , in uno spazio ampio - Turbina 1, Sala Comando e Forgia ? e, soprattutto, in un tempo dilatato. Quella che propongono i premiati artisti di Fies Factory è infatti una versione «esplosa» della loro ultima opera teatrale, «Orestea / Agamennone, Schiavi, Conversio»: un lavoro in tre tempi intervallati da installazioni, della durata di cinque ore e oltre. Saranno gli ospiti a decidere il ritmo e la formula del loro passaggio: vedendo l'opera per intero comprensiva di installazioni e sostando durante le pause nella zona riservata al cibo o scegliendo di visitare gli spazi installativi fermandosi ad ascoltare l'audio immersi nell'atmosfera dell'opera.

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