Il Mentalista Francesco Tesei racconta il suo "Human" atteso in marzo a Trento

di Fabio De Santi

Uno sguardo alla sua arte da una prospettiva originale e quanto mai attuale che si serve del mentalismo come modo per tornare a stupirsi per le magie dei rapporti umani. E' quello che attraversa "Human" il nuovo spettacolo di Francesco Tesei proposto il 14 marzo, alle 21 all'Auditorium S. Chiara. Tesei, per tutti ormai "Il Mentalista" aveva già conquistato il pubblico trentino nel 2015 con lo show "The Game" che arrivava dopo il grande successo ottenuto sempre all'Auditorium nel segno di "Mind Juggler" . Con "Human", che esplora le potenzialità della mente umana, come ci racconta Tesei in questa intervista, vuole stupire ancor di più la platea.

Tesei, da dove un titolo come "Human"?

"Nasce da una riflessione legata al commento di un fan che dopo visto un mio spettacolo, mi ha detto: "Sì, ma tu non sei umano!". Questa frase oltre a farmi sorridere mi ha fatto riflettere e sono arrivato a pensare che dire che io non sono umano è proprio il contrario di quello che mi sento di essere".

Perché? "Dietro ogni mentalista c'è un uomo che usa la sua arte come un modo un tantino particolare per indurre a stupirsi per le magie dei rapporti umani, quelli veri, quelli che nascono faccia a faccia guardandosi negli occhi, ascoltando quello che viene detto ma anche quello che non viene detto, il linguaggio non verbale, le pause, i silenzi, i respiri. Questo in contrapposizione con il mondo in cui stiamo vivendo, una società che è sempre più frenetica, sempre più tecnologica e virtuale, finta e illusoria".

Cosa racchiude allora lo show?

"Vuol essere una specie d'esplorazione di quelli che sono gli aspetti che ci rendono effettivamente umani e quindi con l'invito a recuperare un pochino di umanità, intesa come una specie di connessione e di tornare a dare il giusto valore a quelle esperienze e relazioni tipicamente umane che vengono fatte di persona".

Nei suoi spettacoli c'è un continuo coinvolgimento della platea: accade anche in Human?

"Sì questo è uno spettacolo nel mio classico stile, in cui questo aspetto è fondamentale ed è la cosa più bella coinvolgere la platea. Faremo una serie di esperimenti tutti insieme, giocando con persone scelte a caso. Il discorso legato ai social network in contrasto con i rapporti umani è un po' il tema di fondo che lega assieme le varie sequenze di questo show. Chiaramente, la parte principale di "Human" è quel consueto senso di meraviglia che si vive nei miei spettacoli".

 

Per chi non avesse ma assistito ad una sua performance: cosa combina un mentalista sul palco?

"A chi non mi ha mai visto dico di non aver alcun timore. Mi rendo conto di come molti pensino al mentalista come a quello che ti legge nel pensiero e che questa idea possa risultare un tantino inquietante perché i nostri pensieri, in tempi di social invadenti, sono l'ultima soglia di privacy. Quindi pensare che esista qualcuno pronto ad invadere anche quest'ultima nostra piccola isola, può essere fatidioso. Il mentalismo non va vissuto in questo modo perché io non ho alcun potere paranormale e non voglio mettere mai in imbarazzo nessuno: nei miei show tutto ha i contorni di una grande leggerezza e ironia".

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