La liuteria del Trentino è eccellente: ecco i premi

di Daniele Valersi

Si è concluso il concorso di liuteria «I suoni del legno», bandito dalla Società Filarmonica di Trento con l’intento di sottolineare l’importanza economica e professionale, oltre che culturale, di questo particolare settore della musica. Tra le finalità dichiarate nel bando sono la valorizzazione del legname trentino di pregio e del dinamico mondo imprenditoriale trentino, oltre al sostegno da offrire ai giovani musicisti agli esordi.

La giuria formata da Filippo Fasser (liutaio), Davide Amodio e Francesco Iorio (violinisti, il secondo anche quale esperto della Camera di Commercio), Antonio Mostacci (violoncellista), Roberto Mendolicchio (violista), Antonio Carlini e Antonio Divan (rispettivamente direttore artistico e consigliere della Filarmonica) ha premiato gli strumenti migliori, che faranno parte del patrimonio della Società Filarmonica. Abbiamo intervistato Lorenzo Arnoldi, presidente dell’istituzione.

Presidente, siete soddisfatti?
«Lo siamo per tre motivi: siamo riusciti a concludere il progetto nei tempi assegnati, che erano strettissimi; il meccanismo di selezione si è mostrato valido, stimolante per chi pratica la liuteria; i liutai trentini si sono affermati producendo i migliori strumenti della selezione».

Il bando era dichiaratamente orientato a promuovere l’artigianato trentino: non lo trova pregiudizievole per l’imparzialità della giuria?
«No, perché i giurati hanno valutato gli strumenti “al buio”. Il vantaggio per i trentini consisteva solo nel fatto che qualsiasi artigiano locale sarebbe stato ammesso «di default» alla competizione, ma poi gli strumenti sono stati numerati e i giurati li hanno ascoltati associati a un numero, non al nome del liutaio. L’essere trentino non dava di per sé alcuna garanzia di successo».

Le caratteristiche degli strumenti antichi sono ineguagliabili: perché la liuteria moderna non riesce a raggiungere quella stessa qualità?
«Gli strumenti ad arco di ottima fattura migliorano continuamente col passare del tempo, poiché il naturale assestamento del legno, che è materia viva, si stabilizza progressivamente. Uno strumento ad arco è un investimento sul lungo periodo. Bisogna dire che ora anche gli strumenti dell’Ottocento e del Novecento italiano cominciano a mostrare il loro pregio; inoltre, all’altissimo valore in termini monetari attribuito a Stradivari, Amati, Guarnieri e altri non corrisponde un’analoga differenza di qualità rispetto agli strumenti di epoche successive».

Sono stati premiati i violini di Gian Maria Stelzer, Andrea Giovannetti, Gherardo Luigi Mereu, la viola di Gian Maria Stelzer, il violoncello di Nicola Segatta e il contrabbasso di Cristiano Scipioni. Il concerto di varo del quintetto d’archi (brani di Haydn, Beethoven, Respighi) è stato registrato presso la sala della Filarmonica e con il 24 dicembre sarà diffuso in streaming dal sito www.filarmonica-trento.it; ne sono esecutori gli artisti dell’Euregio String Quartet (Francesco Iorio, Hanna Pukinskaya, Roberto Mendolicchio, Antonio Mostacci) con Rino Braia al contrabbasso.

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