«Pandemonium» di Capossela stasera al Castello di Arco

di Fabio De Santi

Il «Pandemonium» sonoro di Vinicio Capossela è pronto a materializzarsi questa sera, alle 21, nella cornice del Castello di Arco . Poco più di una trentina i biglietti ancora disponibili per lo spettacolo del cantautore accompagnato dall'ormai fedelissimo Vincenzo Vasi.

Due polistrumentisti pandemoniali, Capossela e Vasi, che condurranno il pubblico nei sempre suggestivi meandri creati dall'artista fra narrazioni, piano e voce. Le forme del «Pandemonium» sono quelle di un concerto narrativo con canzoni messe a nudo, scelte liberamente in un repertorio che questo anno va a compiere i trent'anni dalla pubblicazione del suo primo disco «All'una e trentacinque circa». «Il nostro – ha spiegato Capossela – è una sorta di concertato per tutti i demoni, accompagnato da un insieme si strumenti musicali che insieme evocano il Pandemonium, mitico strumento gigantesco, del tipo dell'organo da fiera, completamente realizzato in metallo».

Nell'immaginario del cantautore a costruire il «Pandemonium» sembra siano stati i sudditi del re Laurino, esseri di piccola statura, abitanti di un regno sotterraneo in grande confidenza con l'estrazione mineraria. «Questa origine ctonia – sottolinea il musicista - conferirebbe un tono grave allo strumento che tiene a bassa quota lo spirito relegando ritmi e armonie a una dimensione infera, primitiva; i suoni che da esso si propagano non si elevano al cielo, ma sembrano sprofondare nella terra, a tiro del fuoco perenne, in un rimestamento che è lavorio della memoria».

«Pandemonium» era anche il nome della rubrica quotidiana tenuta da Capossela durante il periodo di isolamento quarantenale, sorta di almanacco del giorno, che indagava le canzoni e le storie che ci stavano dietro mettendole in connessione con le storie di una attualità apparentemente immobile, ma in continuo cambiamento.

Il pubblico che segue da anni, fedelmente, anche in Trentino, Vinicio Capossela è pronto a confrontarsi con tutti i riferimenti mitologici e ancestrali mentre chi deve ancora scoprire le sue doti di affabulatore nella dimensione live si troverà davanti a qualcosa di unico se si parla di cantautorato italiano. Lo si comprende anche da come Capossela definisce il suo compagno d'avventura: «Vincenzo Vasi è un rumorista intraterrestre, con me per fare sentire la mancanza dell'orchestra, non per colmarla. Funge da amplificatore di echi nella solitudine della pancia della balena, durante l'eclissi. Batte i metalli delle piastre del vibrafono e li fa espandere, come la goccia provoca cerchi quando cade. Suona le voci fantasma nascoste nel theremin e rigenera i suoni del mondo».

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