Arco: Vinicio Capossela scava verso gli inferi

di Fabio De Santi

Approda anche in Trentino il “Pandemonium Tour” di Vinicio Capossela. Uno dei più creativi musicisti italiani sarà infatti in concerto martedì 8 settembre al Castello di Arco (biglietti già disponibili nel circuito PrimiAllaPrima). “Pandemonium” è una sorta di concerto narrativo di canzoni messe a nudo, scelte liberamente da un repertorio che quest’anno tocca il traguardo dei trent’anni della data di pubblicazione del primo disco del cantautore “All’una e trentacinque circa”.

La sigla di “Pandemonium” deriva da pan, tutto, e demonio, in opposizione a pan theos, tutto Dio: dunque una sorta di concertato per tutti i demoni. Sul palco insieme a Vinicio Capossela al pianoforte e al “rumorista intraterrestre” Vincenzo Vasi una serie di strumenti musicali che insieme evocheranno appunto il Pandemonium, mitologico e gigantesco strumento di metallo dal tono grave che scava negli inferi, in quel sottosuolo che è anche sede della memoria. Ma il termine “Pandemonium” è anche il nome della rubrica quotidiana di Capossela durante la quarantena: una sorta di almanacco del giorno, che indagava le canzoni e le storie che ci stavano dietro mettendole in connessione con le storie di un’attualità apparentemente immobile, ma in continuo cambiamento.

Durante la serata ci saranno anche momenti dedicati all’intimità del colloquio, così come è avvenuto nella distanza: una narrazione che svela le storie e gli scheletri negli armadi delle canzoni. «Il demone a cui mi riferisco in questo Pandemonium è il dàimon dei greci – scrive l’artista – l’essenza dell’anima imprigionata dal corpo che è il tramite tra umano e divino. Il destino legato all’indole e quindi al carattere. Pan Daimon, dunque, tutti i demoni che fanno la complessità della nostra natura, tutte le stanze di cui è composto il bordello del nostro cuore». Il Pandemonium è quindi la somma delle nature nelle loro contraddizioni: «Nature – sottolinea Capossela – che generano cacofonia, il pan panico, la confusione del tutto quanto, l’entropia incessante che ci fa continuamente procedere e separare. Tutti i daimon, come in un vaso di pandora, liberati nell’isolamento e nell’insicurezza che ci ha colti nella pandemia, fra nuove e antiche pestilenze. Ma allo stesso tempo il daimon è l’angelo, l’entità che fa ponte col divino. Perché un po’ di divino nell’uomo c’è, pure se impastato col fango, e il daimon lo rimesta e solleva».

L’ultima apparizione nella nostra provincia di Capossela, lo ricordiamo, è stata quella dello scorso 22 novembre all’Auditorium di Trento per il tour teatrale “Ballate per uomini e bestie” legato al suo undicesimo lavoro in studio.

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