Cantando la montagna tra folk e rock

di Fabio De Santi

Canti di montagna rivisitati in versione folk rock ai quali sono state aggiunte le voci armonizzate di un coro misto per creare una particolare fusione fra le due dimensioni sonore.
Sono quelli raccolti nel loro primo cd omonimo, uscito alla fine del 2019, dalla formazione trentina Le rocce rosse che ha la sua casa nelle Giudicarie.

Un lavoro che continua ad essere supportato dall’uscita di diversi videoclip l’ultimo dei quali, “Varda la luna”, lanciato nelle scorse settimane. Il nome del gruppo, di cui fanno parte cinque musicisti e dodici coristi, s’ispira all’arrossatura (enrosadira) delle Dolomiti e delle montagne innevate in alcune particolari condizioni di luce, ma fa riferimento anche al ricordo del sangue versato dai soldati sulle nostre montagne durante la Grande Guerra. In circolazione dal 2018 le Rocce Rosse, che nel 2018 si sono esibite in occasione del 124° congresso della Sat, hanno inciso nel cd undici brani ognuno con una propria unicità, ma con un impasto sonoro generale omogeneo: si passa da pezzi allegri come L’è tre ore che son chi soto, La Pinota, a più dolci come La Pastora, Serenada a Castel Toblin, a quelli sulla guerra come Gran dio del cielo, Varda la luna e Sul cappello.

 

«In alcuni casi il nostro lavoro di riproposizione dei canti di montagna - racconta Loris Ghezzi - si è ispirato alla versione del coro della Sat (in particolare ai pezzi armonizzati da Pigarelli), in altri direttamente ai brani originali tramandati da anziani del luogo, attingendo perciò a piene mani dalla tradizione canora alpina che ha origini antiche». Le influenze musicali invece si possono trovare ad esempio negli accordi aperti di Franco Morone in “Popular song and traditional dances”, nella world music di De Andrè in “Crêuza de mä” e nel folk rock di De Gregori di “Il fischio del vapore”, oltre che nelle canzoni con voci armonizzate di Simon & Garfunkel, Crosby, Stills, Nash & Young e Beatles. Ma più di tutto a guidare il tipo di musicalità degli arrangiamenti sono state le melodie originali dei canti ai quali ci si è ispirati. «Non volendone intaccare - spiega Ghezzi - la cadenza originaria per adattarla ad uno stile musicale su tempi classici (tipo folk, reggae o jazz), ci siamo fatti guidare dalla melodia stessa creando, specie in alcuni pezzi, dei ritmi con un qualcosa di originale ed unico. Lo stesso si può dire anche per quanto riguarda le armonizzazioni vocali curate da Nikos Betti».

Le Rocce Rosse, leggasi Fabio Zorzi, Giorgio Perini, Loris Ghezzi, Marco Pizzini, Stefano Ongari, Alberto Ferrari, Alice Molinari, Barbara Bonenti, Carlo Ducoli, Enos Salvadori, Fabio Rota, Fabrizio Ghezzi, Giusi Valenti, Ivan Bonenti, Lara Bonenti, Marcella Bonenti, Paola Molinari e Roberta Pederzolli, puntano sull’impatto dei loro concerti: «Per noi è importante che chi assiste ai nostri live non sia solo spettatore, ma si senta libero di cantare con noi nello spirito del canto popolare.

Cantiamo le nostre montagne, le storie della nostra tradizione alpina, che poi sono le storie di tutti perché i sentimenti dell’amore, dell’amicizia, dell’allegria e della voglia di pace sono comuni a tutte le culture». Ad accompagnare il debutto anche diversi video disponibili sul loro canale Youtube: “La casa del mio ben”, “Gran dio del cielo”, impreziosito dai suggestivi disegni di sabbia di Nadia Ischia, in cui si racconta la storia di un soldato che si trasforma in rondine per tornare dalla sua bella e “Varda la luna”, qui con dei colori sonori decisamente country style, realizzato con la regia di Massimo Faes, in cui dei bambini simulano il gioco della guerra ed un vecchio guardandoli ricorda il suo vissuto.

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