Bill Frisell con «Harmony» in concerto a Trento

di Fabio De Santi

Sono passati oltre trent’anni da quando un’etichetta fondamentale per il jazz come la label tedesca Ecm pubblicava, nel 1983 e 1984, due album, «In Line» e «Rambler», con una chitarra che diventerà poi fondamentale per la scena jazz rock internazionale.

La chitarra è quella di Bill Frisell atteso a Trento giovedì sera, alle 21, al Teatro Sanbàpolis per la rassegna Transiti con il suo nuovo progetto che va sotto la sigla di «Harmony». Bill Frisell in questo live sarà accompagnato, da Petra Haden (figlia di Charlie, leggendario contrabbassista jazz, in voce), Hank Roberts (violoncello) e Luke Bergman (chitarra baritona), guarda ben oltre le forme del jazz per dirigersi verso quella che lui stesso ha definito come «La tradizione del folklore americano del Novecento».

Compositore e arrangiatore oltreché superbo chitarrista William Richard «Bill» Frisell, nato a Baltimora e che ha superato le sessantotto primavere, in un percorso di musicista di oltre quarant’anni si è imposto quale assoluto protagonista della scena musicale statunitense: status certificato nel 2005 dal Grammy Award assegnato al suo disco «Unspeakable». Il suo percorso di musicista, caratterizzato sempre da una grande curiosità e voglia di esplorare diversi orizzonti sonori, è iniziato nel 1979 quando un altro fuoriclasse del jazz come Pat Metheny, impossibilitato a partecipare ad una session, lo raccomanda a Manfred Eicher della Ecm. A quel punto Frisell diventa il chitarrista interno dell’etichetta, suonando in diversi dischi, tra cui «Paths, Prints» di Jan Garbarek nel 1981 senza dimenticare due lavori decisamente sperimentali registrati con Vernon Reid dei Living Colours. Frisell si trasferisce quindi a New York City, dove si creano collaborazioni durature: il leggendario trio di Paul Motian, con Joe Lovano al sassofono, il quartetto con Kermit Driscoll al basso, Joey Baron alla batteria e Hank Roberts al violoncello, John Zorn, come il gruppo Naked City, ma anche Bobby Previte, Tim Berne, Wayne Horvitz.

All’inizio degli anni ’90 pubblica quelli che sono considerati i suoi album più ispirati come «Have a Little Faith», un’ambiziosa rivisitazione di classici americani, da Charles Ives ad Aaron Copland fino a Bob Dylan e Madonna. Fra i nomi più noti del rock con i quali Bill Frisell ha collaborato anche quelli di Ryichi Sakamoto, Marianne Faithfull, David Sylvian dei Japan, Elvis Costello, Suzanne Vega e Ginger Baker. Nella sua biografia anche gli anni a Seattle, città in cui approfondisce il suo interesse per gli stili classici americani, il country, il bluegrass e il blues mostrando un lato sempre più intimo e una voglia di esplorare nuovi territori come farà nel live set a Trento.

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