Mika ora è adulto, ma colorato

di Fabio De Santi

Un disco fatto di tredici canzoni alla riscoperta di sé stesso segnato da uno slogan pieno di ottimismo come «Diventare adulti senza perdere i propri colori». Le canzoni sono quelle del quinto album di Mika My Name Is Michael Holbrook uscito la scorsa settimana e che sarà il cuore del «Revelation Tour» atteso anche al Palaonda di Bolzano il 2 febbraio .
«My Name Is Michael Holbrook» anticipato da ben cinque singoli, fra cui «Ice cream» e «Tiny love», usciti tra l'estate e questi ultimi giorni, mostra il lato più creativo di Michael Holbrook Penniman Jr , in arte Mika che in questa intervista racconta con un entusiasmo contagioso il suo presente.

Mika, qual è il filo conduttore di «My Name Is Michael Holbrook»?

«Sono andato alla ricerca della melodia che ho dentro di me. Mi piace dire che ho ritrovato i miei colori, un termine che magari può risultare troppo poetico ma che fotografa al meglio la mia intenzione. È un disco quasi catartico per me, che mi svela per quello che sono. Mi piace l'idea che la musica pop possa essere ancora piena di fantasia, di gioia, di storie da raccontare, capace di riscaldarti il cuore, di farti ballare e di provocare emozioni vere. Mi sono concentrato sull'idea di diventare un adulto senza perdere umanità, calore, il senso dei colori e dell'eccentricità».

Ma può un artista aprire davvero il proprio cuore, rivelarsi senza filtri?

«Non è facile ma io ci ho provato con questo disco. Ho scritto queste canzoni davvero con il cuore non fingendo di vivere un'altra vita ma provando ad essere me stesso e a trasmettere questa sensazione a chi mi ascolta. Ho un legame forte con i brani di "My Name Is Michael Holbrook" e questo si rivela anche nel nuovo show che libera e brucia tutte le mie energie lasciandomi appagato. Questo non succede se reciti, se non sei te stesso, se non puoi esprime quello che sei veramente».

Ascoltando la tracklist ci sono molti riferimenti al pop anni '80 partendo dagli Wham!

«Sì, adoro gli Wham e George Michael. Quindi sì, c'è un'ispirazione al pop di quel decennio che mi piace molto accanto a quella per gli anni '90 ma penso che questo sia anche un lavoro eclettico con uno sguardo molto aperto verso diversi tipi di sound. Mi sono divertito un sacco a spaziare e spero questa miscela di suoni diverta anche chi ascolta il disco e verrà ai miei show».

Quali forme avrà il «Revelation Tour»?

«L'obiettivo del live è quella di far emozionare il mio pubblico in una maniera molto forte. Ci sono degli elementi spettacolari come quelli legati alle luci e alla scenografia ma senza barriere fra me e i fan: ho tolto tutti gli schermi, le ballerine, perché voglio fare uno show sorprendente ma anche vero, in cui mi trovo quasi immerso nel pubblico. Mi piace l'idea che i momenti di silenzio siano tanto intensi così come quelli in cui si balla scatenati».

Cosa la emoziona di più di questa dimensione live?

«Il palco per me è un luogo dove posso fare davvero tutto, dove posso comportarmi diversamente rispetto al mio quotidiano, liberamente nel corpo e nel cuore che si esprime senza alcuna vergogna. Questa è la forza della musica, la forza della libertà che diventa energia che passa da me e dai miei musicisti alla gente e mi ritorna indietro come un boomerang gioioso».

C'è ancora della tv nel futuro di Mika?

«In questo momento sono concentrato sul mio essere musicista, sempre alla ricerca di nuove ispirazioni: l'unico modo che conosco per vivere ed esprimermi è creare musica, scrivere, esibirmi. Senza questo, io non esisto. Ripartendo da qui magari troverò nuovi stimoli per tornare in tv quando avrò la carica giusta. La tv mi diverte un sacco ma ora penso alle emozioni dei live».

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