Non solo Africa nel sound dei Chesaba da Manchester ai Suoni delle Dolomiti

di Fabio De Santi

Un progetto musicale che ha la sua base in Inghilterra, a Manchester, ma vuole essere un viaggio sonoro per esplorare un continente da nord a sud, dalla Costa d'Avorio al Sud Africa, Queste le coordinate dei Chesaba la formazione che condurrà domani, mercoledì 11 settembre, il pubblico dei Suoni delle Dolomiti attraverso i nuovi suoni dell’Africa nel concerto in programma, alle 12, a Varena, località Le Palù in Val di Fiemme. Quella dei Chesaba è descritta come una miscela eclettica ed esplosiva tra suoni di violoncello, kora, n'goni, percussioni, e voci e lingue, come quelle di Bambara, Zulu, Sotho e Tswana, che unisce musica tradizionale africana come quella dei griot e nuovi sentieri sonori, jazz e classica. Il successo del gruppo formato dai musicisti africani Abel Selaocoe, cello, Sidiki Dembele, djembe, kora, ngoni, calabash e dal bassista  Ali McMath ha origine nel loro debutto al prestigioso Band on the Wall di Manchester che è stato l'inizio di una serie di esibizioni nei più importanti festival inglesi. In questa intervista Abel Selaocoe, ci racconta la nascita dei Chesaba e il loro messaggio interculturale.

Com’è nato il progetto Chesaba e con quali obiettivi?

<La band  Chesaba nasce a Manchester dall’amicizia fra e me e gli altri componenti del gruppo.  Proveniamo da parti diverse del continente africano: Sud Africa e Costa d’Avorio.  Un giorno abbiamo deciso di suonare insieme, facendo incontrare i mondi dei nostri strumenti, cello,  Ngoni e  djembe. Ne è scaturito qualcosa che ci è piaciuto molto. Il nostro  obiettivo è di far conoscere i diversi “colori”  del continente africano, gli ideali, la cultura ma anche i suoi contrasti e differenze. La nostra musica vuole portare ad una maggiore consapevolezza e superamento delle barriere>.

Quali elementi unisce la vostra musica?

<Siamo tutti ispirati da elementi diversi, ma tutti abbiamo un amore profondo per il senso del ritmo e per le interpretazioni vocali>.

Quanto siete influenzati dalla musica occidentale rispetto a quella africana intendo?

<Siamo influenzati principalmente dalle sonorità e dalle voci del Sud Africa e dal virtuosismo “West African Mandinka Rhythms”. A fare da collante fra la tradizione africana e quella occidentale,   ci sono l’improvvisazione e le influenze del jazz unite alla tradizione classica, vista  la mia formazione legata allo studio del violoncello>.

Come definireste il vostro live set, quali colori e forme hanno?

<Energetico, giocoso, lirico e all’insegna della improvvisazione. I nostri concerti  sono lo specchio di quello che vogliono esprimere le nostre anime>.

Quale attenzione c’è in Inghilterra, per la vostra musica?

<Siamo molto fortunati a vivere in una società e una realtà come Manchester, così aperte. Il  nostro pubblico è curioso  e ama conoscere le nuove sonorità della musica  africana e questo ci spinge sempre anche ad esplorare sentieri che non abbiamo ancora percorso>.

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