La prima di un'opera lirica ai Suoni delle Dolomiti sabato 31 agosto con il Barbiere di Siviglia

di Fabio De Santi

Una grande opera naturale a un passo dal cielo. E' questo il titolo che delinea la prima assoluta di un'opera lirica, si tratta de "Il Barbiere di Siviglia" di Gioachino Rossini, nella cornice montana di un festival come i Suoni delle Dolomiti. L'appuntamento con l'Ensemble a Palazzo, formazione nata nel 2005 per diffondere ed ampliare la conoscenza dell'opera e di portare questo genere musicale fuori dai teatri, è quella di sabato 31 agosto, alle 12, a Pian della Nana, in Val di Non. La regia de "Il Barbiere di Siviglia" è affidata a Patrizia Di Paolo che dopo anni di musica, ha suonato anche come prima viola solista in prestigiose orchestre internazionali, su tutte l'"European Community Chamber Orchestra", ha deciso di dedicarsi alla regia di opere liriche.

Patrizia Di Paolo: che effetto le fa portare per la prima volta l'opera lirica ai Suoni delle Dolomiti?

<Per me e per tutti coloro che stanno lavorando a questa rappresentazione lirica è un'emozione immensa. L'idea di creare un "Barbiere di Siviglia" sotto il cielo delle Dolomiti è ardita ma nello stesso tempo è un impegno che abbiamo accettato, quasi da guinness dei primati direi>.

Un teatro naturale, a duemila metri, in cui si caleranno gli artisti: con quali criticità? <Non ci nascondiamo certo le difficoltà appunto di salire in quota e da una parte sono anche un pochino spaventata. Penso che per gli interpreti non sarà facile cantare a quell'altezza e quindi ho disegnato la regia di quest'opera di Gioachino Rossini su libretto di Cesare Sterbini, per evitare che gli artisti debbano fare eccessive fatiche e riescano a dosare il loro fiato. Loro comunque si stanno preparando da diverse settimane con passeggiate in quota per calarsi in questa impresa che definirei quasi sportiva>.

Perché "Il Barbiere di Siviglia"?

<Credo che "Il Barbiere di Siviglia" sia un'opera che può essere fruita da un pubblico estremamente ampio, quindi anche da persona abituate ad altri generi musicali e che non conoscono questa dimensione artistica. Quest'opera buffa può essere piacevole e divertente anche per i neofiti e mi auguro che qualche giovane ne resti affascinato>.

Quale la sfida maggiore allora?

<La sfida più grande è quella di portare un format che di solito è pensato per uno spazio chiuso in un luogo senza mura riuscendo a mantenere intatto il suo spirito. Il nostro obiettivo infatti è far sì che le persone non vengano semplicemente a vedere, ad assistere all'opera ma vengano come proiettate al suo interno>.

Quali colori ha la sua visione alla regia dell'opera buffa di Giocchino Rossini?

<Non essendoci in questo caso macchine sceniche o particolari orpelli ho fatto sì che l'opera parlasse da sola puntando sulla semplicità e sulla bellezza stessa del testo. Ho voluto scarnificare certi aspetti puntando invece su quelli capaci di creare una forte interazione e vicinanza con il pubblico>,

Come è passata dalla musica alla regia con l'Ensemble a Palazzo?

<Io nasco come musicista legata a strumenti quali il pianoforte e la viola. Poi l'incontro "fatale" con altri musicisti insieme ai quali abbiamo creato l'Ensemble a Palazzo per dare all'opera una dimensione quasi cameristica. Da quel momento ho incominciato a coltivare la mia passione per la regia diventata ormai il mio lavoro visto che da sei anni ormai non suono più>.

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