Con Beethoven a Bolzano per la fratellanza

di Emilia Campagna

Si preannuncia il tutto esaurito per la Nona di Beethoven al Teatro Comunale di Bolzano: l’energia della Euyo, l’orchestra giovanile dell’Unione Europea, incontra la complessità del genio beethoveniano e il suo universale messaggio di fratellanza, con le voci soliste di Miah Persson (soprano), Theresa Kronthaler (mezzosoprano), Norbert Ernst (tenore), Leon Kovavic (baritono) mentre il coro è l’Ensemble Vocale Continuum diretto da Luigi Azzolini.

Il concerto tutto beethoveniano, che sarà aperto dalla «Battaglia di Wellington» op.91 cui seguirà la grande Nona, ultima fatica sinfonica del compositore, coronata dal maestoso ultimo movimento su testo dell’Inno alla Gioia di Schiller, è in programma a Bolzano questa sera alle 20.30: sul podio Vasily Petrenko, presenza molto apprezzata alla testa della Euyo, con cui collabora stabilmente da dieci anni.

Vasily Petrenko, qual è la principale differenza nel lavoro con un’orchestra professionale e una giovanile?

«Credo che la differenza principale sia che molti musicisti nella giovanile spesso suonano uno o più dei brani in programma per la prima volta. Questo dà una certa freschezza e un atteggiamento verso la musica molto speciale. Non danno mai nulla per scontato e danno sempre il massimo in prova e in concerto. E chiedono la stessa cosa al direttore: passaggi che orchestre di professionisti saprebbero suonare anche senza direttore richiedono da parte mia molta più attenzione e coinvolgimento quando dirigo Euyo».

Quanti sono i musicisti coinvolti nella residenza di quest’anno? E quanti i professionisti che lavorano come tutor dei più giovani?

«Come ogni anno, ci sono più di cento orchestrali e circa venti componenti di uno staff che comprende tutor, assistenti, bibliotecari e altro. È grandioso sentire come tutti questi talenti nel giro di una settimana sono già un’incredibile squadra».

Quanto è importante per uno studente fare un’esperienza come quella nella Euyo?

«È una tappa importantissima, non solo dal punto di vista musicale, ma come esperienza di vita. E io sono davvero felice di ritrovare gli orchestrali che sono stati in Euyo nelle orchestre professionali di tutto il mondo».

I concerti di Euyo hanno sempre un’incredibile carica di energia ed entusiasmo: merito dei giovani orchestrali o del direttore?

«È un’intossicazione musicale reciproca. Amiamo essere assieme sul palcoscenico e condividere la nostra gioia col pubblico».

In quest’epoca di nazionalismi, la Nona Sinfonia e in particolare l’Inno alla Gioia, simbolo dell’Unione Europea, può ancora portare un messaggio di pace e fratellanza?

«Beethoven aveva un ideale di unità tra le persone, il desiderio che potessero vivere e lavorare in pace per il progresso dell’intera umanità! Visse in tempi storicamente difficili, vide l’Europa divisa tra guerre e rivoluzioni: il suo messaggio finale è di amore l’uno verso l’altro, come tra fratelli e sorelle. Questo è quello che sentiamo quando eseguiamo la Nona Sinfonia e questo è ciò che credo la musica possa ancora portare come messaggio di cui il mondo ha bisogno».

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