Antonella Ruggiero stasera sotto la cupola del Mart

di Fabio De Santi

Per celebrare i suoi primi venticinque anni di attività la Scuola Musicale dei Quattro Vicariati - OperaPrima incontra Antonella Ruggiero, una delle più grandi interpreti della canzone d’autore italiana.

La cantante ligure, nota anche per gli anni trascorsi con i Matia Bazar, duetterà questa sera alle 20.30 sotto la cupola del Mart, con le tante energie musicali della scuola, con le varie formazioni timbriche ed espressive, coinvolgendo grandi e piccoli in una vera e propria festa musicale. Biglietti a 10 euro, per info 0464/680000. Per Antonella Ruggiero, che abbiamo intervistato per l’occasione, si tratta di un ritorno in quel Trentino a cui la legano anche diverse collaborazioni passate fra cui quelle con alcune corali della nostra provincia.

Antonella Ruggiero, cosa si deve attendere il pubblico del Mart dal suo concerto insieme agli allievi di OperaPrima?

Il direttore di OperaPrima, Corrado Bungaro, con il quale ho già lavorato in diverse occasioni, mi ha contattato spiegandomi questa sua idea che mi ha subito convinto. Essere sul palco con gli allievi mi emoziona anche perché mi troverò a cantare anche accompagnata da formazioni meravigliosamente inusuali per i nostri tempi come quella legata ai plettri. Per questo spettacolo abbiamo preparato canzoni del mio repertorio di tanto tempo fa e più recenti ma anche brani che non mi appartengono di altri ambiti musicali.

Quale consiglio si sente di dare allora a questi giovani musicisti?

Oggi è sempre più difficile emergere e farsi conoscere; anche per questo molti cantanti e musicisti preferiscono prendere scorciatoie che sembrano facili ma che molto spesso non portano a nulla. Secondo me non ne vale la pena: l’unica strada è quella, come fanno anche gli allievi di OperaPrima, di studiare e lavorare con passione riuscendo ad approfondire anche repertori che provengono dal passato remoto piuttosto che dalla musica contemporanea.

C’è anche la curiosità che l’ha fatta spaziare fra la musica sacra al jazz, passando per la musica ebraica, portoghese, orientale e la tradizione popolare.

La curiosità è fondamentale per crescere come musicisti, così come è necessario avere uno spirito d’avventura, bisogna aver voglia di esplorare sempre nuovi territori alla ricerca di una strada personale senza copiare, se possibile, quello che già esiste.

Incuriosisce il titolo, “Quando facevo la cantante”, che lei ha scelto per il recente cofanetto di sei cd.

È una frase che mi piaceva per dare dei contorni a questa raccolta così particolare. I cofanetti mi raccontano attraverso 115 brani nel periodo che va dal 1996 al 2018 e racchiudono musicisti, formazioni, arrangiamenti, persone, amici, emozioni: una sorta di sintesi di quello che si può fare decidendo di non seguire delle mode, delle onde se non la propria. La mia è quella legata all’amore per una musica intensa che sa commuovere e trasmettere, mi auguro, delle emozioni profonde.

Cosa le manca di più dei quattordici anni trascorsi con i Matia Bazar?

Più che mancarmi, direi che mi resta qualcosa come i brani che ancora sento miei e canterò anche a Rovereto. Pensando ai Matia Bazar ricordo anche luoghi del mondo che oggi non ci sono più o che sono cambiati moltissimo come l’Unione Sovietica, il Giappone o la meravigliosa Damasco e le aree della Siria martoriate dalla guerra. Il periodo con i Matia Bazar è collegato anche alla dimensione del viaggio e alle esperienze che ho vissuto.

Dove la sta portando allora in questo 2019 la sua curiosità?

Ci sono tre progetti a cui sto lavorando da tempo, tutti legati a sonorità particolari e a musiche antiche rielaborate. Una serie di progetti che stanno prendendo forma e magari si concretizzeranno proprio quest’anno.

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