Pasqua con i Nomadi a Folgaria «Siamo un juke boxe di emozioni»

Sarà una Pasqua all’insegna dei Nomadi quella che si vivrà domenica, alle 21, al Palaghiaccio di Folgaria con lo spettacolo che celebra il ritorno in Trentino della band emiliana.

I Nomadi festeggiano in questo 2019 i loro 56 anni di musica con il tour Per tutta la vita in cui raccontano la loro incredibile carriera attraverso le loro canzoni più belle reinterpretate da Yuri Cilloni “voce nomade” dal 2017. L’ultimo disco del gruppo, «Nomadi 55 - Per tutta la vita», è un doppio album che nella sua tracklist celebra l’avventura della band più longeva d’Italia, che, come ci racconta Beppe Carletti in questa intervista, non ha alcuna intenzione di fermarsi.

Carletti, un concerto a Pasqua nel «vostro» Trentino: come mai?

Per noi il Trentino è da sempre un luogo speciale e spesso ci piace festeggiare dalle vostre parti come ci capita ad esmpio di fare a Levico, quasi ogni due anni, in occasione di Santo Stefano. In questo caso la data speciale è quella di Pasqua: sarà una bella festa e sappiamo che sono in arrivo tanti fan da tutta Italia che approfitteranno di queste festività e ai quali si aggiungeranno i nostri amici trentini.

Che spettacolo state preparando?

Il concerto è quello che stiamo portando in giro dall’ultimo «Tributo ad Augusto» che abbiamo fatto a Novellara. La scaletta non è mai predefinita, la cambiamo sempre strada facendo perché tentiamo sempre di cogliere gli umori della gente, di ascoltare le loro richieste.

Quindi ogni sera si ascoltano brani diversi?

È la fortuna di chi, come noi, ha nel cassetto tantissime canzoni e può divertirsi come fossimo un juke box di emozioni.

Il vostro ultimo disco s’intitola «Per tutta la vita» una scelta che indica davvero un’avventura musicale senza fine.

Il titolo vuol essere di buon auspicio per noi, ma nello stesso tempo vuole sottolineare come con le nostre canzoni abbiamo accompagnato e continuiamo a farlo molte persone davvero “per tutta la vita” come fossimo la colonna sonora di momenti belli, certo, ma anche difficili e dolorosi  ma comunque vicino a loro sempre.

Come vanno le cose nella famiglia Nomadi?

Va tutto a meraviglia. La nuova voce nomade Yuri Cilloni ha portato all’interno del gruppo una nuova carica d’energia, tanta freschezza e voglia di fare. Yuri è un ragazzo entusiasta che ha realizzato un sogno bellissimo passando dall’essere il cantante di una nostra cover band a voce del gruppo che amava. È diventato una sorta di fan di se stesso. Siamo stati fortunati ad incontrarlo.

Cosa c’è nel futuro dei Nomadi?

Saremo on the road, senza dimenticare però il lavoro in studio. Ci sono già delle idee attorno ad un nuovo album che potrebbe già uscire quest’anno.

Dopo «Questi sono i Nomadi e io sono Beppe Carletti», uscito per Mondadori, sta accarezzando l’idea di scrivere ancora?

Nei tre libri che ho scritto fino ad oggi ho già raccontato molte cose della mia vita e della mia avventura con i Nomadi. Posso dire che la Mondadori mi ha chiesto un altro libro e non mi dispiacerebbe, senza fretta, lavorarci su.

Da anni il vostro messaggio si lega ad un mondo senza barriere e una società solidale e aperte all’altro: si trova a disagio in questa Italia sempre più chiusa?

Da sempre abbiamo una certa idea di mondo e quindi non possiamo che essere preoccupati per quello che succede in Italia, ma non solo. Adesso con la guerra in Libia si paventa un nuovo esodo di migliaia di persone e bisognerà pensare ad accoglierle. Ci vorrebbe uno sforzo europeo comune che mi pare sia sempre in discussione e questo mi lascia da anni perplesso. Ma al di là di questo bisogna evitare di perdere la nostra umanità, ci vuole sempre il cuore e non bisogna mai dimenticare che siamo italiani, brava gente, nonostante l’emergere di certi fenomeni di odio e di chiusura verso gli altri.

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