Ecco i Tim Woodman, l'unico trio con robot

di Fabio De Santi

L’unico trio musicale del pianeta composto da due uomini e un robot, per una brillante e coinvolgente miscela tra il glam, il rock e l’elettronica, impreziositi da sfavillanti cori ‘60s.
Sono queste le coordinate dei bizzarri Tin Woodman, la formazione bresciana nata dalla collaborazione tra Simone Ferrari, Davide Chiari e mr. Tin Woodman un robot venuto da Wautah che sarà in concerto venerdì 14 dicembre alle 21.30, alla Bookique.

Si tratta di due ragazzi e appunto un robot, appassionati di elettronica, chitarre e nastri, che ci raccontano di mondi immaginari pieni di colori, ritmo e tenerezza (non a caso i nomi Tin Woodman e del loro primo cd Azkadellia sono tratti dal mondo di Oz) e di notti in cui ballare ed emozionarsi finché non arriva il mattino.

Nel 2017 i Tin Woodman rilasciano il primo Ep, «Metal Sexual Toy Boy», seguito da numerosi live e a novembre hanno lanciato il loro album di debutto «Azkadellia» uscito per Bello Records. Un lavoro che si apre con «J. Matula» un omaggio musicale a un telefilm tedesco andato in onda anche in Italia con il titolo di «Un caso per due» e al suo irriverente protagonista. Un brano ricco di chitarre veloci che si mescolano a synth glam anni ‘80 che è anche una dichiarazione d’ intenti non a caso piazzata in apertura dell’album.

Il disco si snoda tra gli immaginari capitoli della vita di un robot umanizzato e dei suoi due più cari amici, la storia di una band con un registratore a nastro che lancia basi sui palchi. Poi, tra una strizzata d’occhio ai Run Dmc e ai Beastie Boys, spunta «Mc Woodie», avventura hip hop tra voci rappate e ritornelli anni Sessanta.

La passione per Pavement e Grandaddy si assapora in «Barber Lover» mentre la chiave di volta dell’album si ha nella parte centrale del disco con «I could see through the dark» una canzone che rappresenta in modo equilibrato lo stile compositivo derivante dall’intreccio delle idee dei due musicisti.
Si balla invece sulle note di «Dancefloor Shadows», mentre «Murder She Wrote» lascia spazio alla psichedelia costruita sulle ipnotiche chitarre di un brano ispirato dalle avventure di Jessica Fletcher: la celebre Signora in Giallo. 

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