Grant Lee Buffalo, folk e blues martedì in val di Fiemme

di Fabio De Santi

Correva il 1993 quando il mondo del rock a stelle e strisce fu illuminato da un disco come Fuzzy il debutto dei Grant Lee Buffalo. Un lavoro capace di unire l'anima profonda degli States, fra country e blues, a quella più ruvidamente folk rock, alla Neil Young per capirci, verso pezzi da power trio conditi da testi di spessore come quelli dei must «Jupiter and Teardrop», «Grace» e «Wish You Well». 
A guidare quella band, nata dalle ceneri dei Shiva Burlesque altra formazione di culto della scena californiana, Grant-Lee Phillips protagonista del concerto di martedì, alle 12, alla Malga Canvere in val di Fiemme per I Suoni delle Dolomiti un festival che dopo il live di Graham Nash torna a guardare alla musica degli States.
In questa occasione Grant-Lee Phillips proporrà i maggiori successi della sua vecchia band tratti anche dagli altri album più ispirati, «Mighty Joe Moon» e «Jubilee», insieme a quelli registrati nel suo percorso da solista «Ladies Love Oracle» uscito ad inizio millennio.
Un musicista, Phillips, da sempre vicino alla generazione dei Rem e Giant Sand e a quel movimento capace di riappropriarsi della scena folk americana rinnovandola con nuova energia e tematiche legate alla società contemporanea. La musica folk rimane intimamente legata all'orizzonte sonoro dell'artista segnato dalla sua chitarra a dodici corde in lavori quali «Strangelet», «Little Moon» e «The Narrows». Fra le chicche della sua produzione l'album «Nineteeneighties» un vero e proprio omaggio alla musica degli anni '80 con una serie di cover, interpretate alla Grant-Lee, d'artisti come Joy Division, Echo & the Bunnymen, Psychedelic Furs, Nick Cave, Pixies e Cure. 
L'ultimo lavoro del songwriter, «Widdershins» (che in italiano si traduce «contromano»), è uscito quest'anno anticipato da un singolo bellissimo come «Totally You Gunslinger». Proprio Grant Lee Phillips ha evidenziato alcuni punti in comune fra il capolavoro «Fuzzy» e questo cd: «Anche quello era un periodo di tensioni sociali: la Guerra del Golfo, la rivolta di Los Angeles, tutto era amplificato. Widdershins è una parola vecchia, significa muoversi in senso antiorario, girare al contrario. Questo album porta con sé una domanda: in che direzione ci stiamo muovendo? Ho promesso a me stesso di non cadere nella disperazione e qui ho tentato di tracciare una narrativa più complessa. Tutti siamo passati più o meno da questa situazione, non soltanto la nostra città ma tutte le civiltà».

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