De Andrè canta De Andrè «Quanto mi manca babbo»

di Fabio De Santi

Da alcuni anni Cristiano De Andrè ha scelto di rileggere le canzoni del padre Fabrizio attraverso una serie di spettacoli che si sono poi trasformati anche in una serie di registrazioni su cd. In questo 2017 dopo l’uscita e della sua autobiografia, intitolata «La versione di C.» e di cui si è discusso molto, Cristiano De Andrè ritorna ad esibirsi dal vivo con una serie di date sotto la sigla di «De Andrè canta De Andrè Tour 2017».

Fra le tappe anche quella dell’11 maggio all’ Auditorium S. Chiara di Trento  con il cantautore genovese che si esibirà nella rivisitazione dei brani più celebri di Faber contenuti nei due volumi del disco «De André canta De André». Un live che ci siamo fatti anticipare dal musicista genovese classe 1962.

De Andrè, come ha scelto i brani in scaletta per questo tour che approda a Trento?

Ho iniziato dieci anni fa questo progetto con l’obiettivo di vestire le canzoni del mio babbo con nuovi vestiti e nuovi arrangiamenti. Nei vari momenti e tour ho esplorato così le varie dimensioni della sua opera e in questo caso la mia attenzione è andata sulle canzoni che trattano il tema della guerra.

Un tema particolarmente caro a Fabrizio.

Sì, lui ha sempre fatto sentire forte la sua voce, attraverso le sue canzoni contro ogni guerra e ogni genere di violenza. Fra i brani che abbiamo scelto ci sono anche “La guerra di Piero” in una versione molto lontana dall’originale, anzi direi completamente stravolta, “Una storia sbagliata” e “Il testamento di Tito”.

Papa Francesco dice che siamo già immersi in una terza guerra mondiale «a pezzetti»: cosa ne pensa?

Sono d’accordo, ci siamo già dentro. Stiamo vivendo sia una nuova Guerra Fredda sia un conflitto globale in un contesto fatto di disinformazione e manipolazione davvero inquietanti.

Ci sono delle canzoni di Faber che la emozionano  maggiormente nel momento dell’esecuzione?

L’elenco come può immaginare sarebbe lungo ma se fossi costretto a scegliere direi “Amore che viene amore che vai”: è una canzone che sento davvero mia e mi tocca nel profondo.

Come vive invece il rapporto con il pubblico che assiste ai suoi concerti?

C’è sempre tanto affetto nei miei confronti e un clima di gioia anche prima di iniziare gli spettacoli e di mettere le mani sulla chitarra. Sento su di me l’affetto che molta gente continua a provare per il mio papà, ne vivo il riflesso in quello che è sempre uno scambio di emozioni fra me ed il pubblico che mi viene ad ascoltare.

Oltre le note cosa c’è nel suo show?

In questo viaggio fra musica, luci e poesia c’è una splendida scenografia dell’artrista greco Janos Martinis con i dipinti della mia amica pittrice Violetta Carpino che campeggiano nel fondale collocato sul palco dove suono con la mia band.

È soddisfatto di come è stata accolta la sua autobiografia?

Il libro ha già venduto oltre diecimila copie e quindi è andato molto bene. Ho scelto di raccontarmi in queste pagine in maniera diretta e sincera. Credo che molti abbiano colto questo aspetto.

Cosa le manca di più di suo padre?

Come babbo mi manca ogni aspetto, dal punto di vista artistico invece spesso penso alle tante cose che avremmo potuto fare ancora insieme.

Quando si ascolterà il suo  nuovo disco d’inediti?

La mia idea è quella di farlo uscire il prossimo anno ma sto pensando anche ad un’opera rock e ad un film senza per questo dimenticare di continuare a rileggere le pagine sonore di mio padre.

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