In scena Roy Ayers leggenda musicale nera

di Fabio De Santi

Il nome di un fuoriclasse della black music qual'è Roy Ayers si è fatto conoscere ben al di fuori dei circuiti canonici del soul e funky jazz grazie ad un superclassico come Everybody Loves The Sunshine un pezzo uscito nel 1976 e diventato un vero e proprio classico del genere.

Si può incominciare da qui a presentare un artista davvero leggendario come Roy Ayers atteso questa sera, giovedì 3 dicembre, all'Auditorium Melotti di Rovereto per la stagione Jazz'About del Centro Servizi Culturali S. Chiara (ore 21; biglietti ancora disponibili).
Americano, classe 1940, il vibrafonista Roy Ayers pare aver assunto su di sé l'elisir dell'eterna giovinezza: sia personalmente, sia per quanto riguarda la sua musica.

Per quanto riguarda la seconda, è protagonista fin dagli anni '70 con il suo progetto Roy Ayers Ubiquity che disegna alcune delle traiettorie più interessanti e celebrate nel mondo dove si intersecano funk, soul e jazz. Un genere quest'ultimo che ha frequentato per primo, grazie anche all'apprendistato nel decennio precedente con strumentisti di enorme valore come Herbie Mann .

Ancor oggi la sua attività in giro per il mondo non conosce un attimo di pausa e nel set del Melotti avrà al fianco John Pressley (voce), Jamal Peoples (batteria), Larry Peoples (tastiere) e Donald Nicks (basso).

La sua hit più nota, Everybody Loves The Sunshine è tutt'ora un vero e proprio inno intergenerazionale perché Ayers è apprezzato (per questo brano-manifesto, ma in generale per tutto il suo approccio musicale) tra generazioni diversissime di musicisti e produttori. C'è tutto, in questa traccia: la classe, l'espressività, la malinconia, la gioia, la cura certosina dei particolari, la capacità di giocare compositiva mente parlando con cambi e soluzioni d'alta scuola senza perdere nulla in immediatezza, in efficacia, in magia. In campo hip hop, ad esempio, tanto per stare sul presente, il suo ultimo cameo in ordine di tempo è quello col controverso Tyler The Creator , ma le collaborazioni passate o anche semplicemente i brani in cui la sua musica è stata campionata e reinterpretata sono tantissimi: un esempio per tutti, la storica partecipazione negli anni ?90 al progetto Jazzmatazz capitanato dall'oggi defunto rapper Guru.

Non solo hip hop: anche il mondo del soul contemporaneo più raffinato (Erykah Badu è una sua grandissima fan) così come il mondo del pop (la Whitney Houston degli anni '80 si avvalse della sua collaborazione per la hit Love Will Save The Day ) o la world music più autentica e colta (Ayers ha avuto un lungo rapporto artistico con la leggenda dell'afro-beat Fela Kuti ) fanno parte del suo enciclopedico curriculum artistico.

«È un musicista a tutto tondo - spiega Denis Longhi direttore artistico di Jazz'About - nelle esperienze capace però di tenere sempre la barra dritta per quanto riguarda la direzione musicale da seguire: un funk-soul aereo, illuminato e intriso di richiami al jazz, ma soprattutto pieno di positività ed energia, profondamente "emotivo" nel senso più solare e coinvolgente del termine».

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