Quarant'anni di «musica ribelle», Finardi festeggiato a Londra

«È un regalo per i miei 40 anni di carriera».

Eugenio Finardi descrive così il suo concerto di ieri sera al Dingwalls di Londra, nel cuore di Camden, che per la prima volta ospita il cantautore, rocker e bluesman. «Ho ritrovato fan e amici che non vedevo da tempo, italiani e britannici, in questa zona di Londra che considero come la mia casa e che ho frequentato per molto tempo».

«Vorrei iniziare così le celebrazioni per i 40 anni di “Musica Ribelle”, che andranno avanti per due tre anni - ha aggiunto - ho in mente una serie di progetti, fra cui una raccolta delle foto fatte da grandi artisti non solo di me ma anche della realtà vissuta a partire dagli anni Settanta». Il live di Londra arriva a un anno dalla pubblicazione del disco «Fibrillant» e dopo più di 70 date live in tutta Italia.
Finardi ha scelto i nuovi brani e i grandi successi del passato.

Da "Aspettando" in poi il cantautore propone la sua doppia anima italiana e americana, presentando le canzoni in italiano e inglese. Ma alla fine «ho scelto di vivere in Italia», dice prima di eseguire "Dolce Italia", che fa acclamare i tanti italiani del Dingwalls, alcuni immigrati a Londra per trovare un futuro migliore. Finardi spiega che la sensazione per il suo Paese è "dolce-amara".

«C’era un enorme sogno sull’Italia negli anni Settanta, ma che poi è stato tradito, da praticamente tutti».

Lo show va avanti e passa attraverso "14 gocce di Valium", "MayDay", e la struggente "Cadere", sognare. Nel grande finale arrivano i successi storici, da ‘Extraterrestrè a ‘Musica Ribellè, che fanno scatenare il pubblico.

Il grande regalo per Londra è il classico del blues «Hoochie Coochie Man» con il suo leggendario riff di chitarra ripetitivo.
La band c’è e si sente, si muove disinvolta attraverso tutte le sonorità, arrivando fino al reggae ‘Valeria come staì e al tango «Estrellita». Ad accompagnare Finardi ci sono Giovanni «Giuvazza» Maggiore alla chitarra, Marco Lamagna al basso, Claudio Arfinengo alla batteria e Paolo Gambino alle tastiere.

Dopo aver dedicato gli ultimi quindici anni all’esplorazione di diversi generi musicali, spaziando dal blues al folk, fino al fado e alla classica contemporanea, il viaggio di Finardi va quindi avanti nel segno indelebile del rock e del blues.

Alessandro Carlini [Ansa]

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