I migliori libri di montagna, da leggere nella pandemia: i consigli di lettura di quattro alpinisti trentini

di Fabrizio Torchio

TRENTO - Se compilare una "top ten" dei libri di montagna è un esercizio comune, in tempi di pandemia, abbiamo chiesto ad alcune «personalità autorevoli» del mondo della montagna di indicare cinque libri che raccomanderebbero: perché li hanno emozionati o li hanno colpiti, che ritengono imprescindibili e che si sentono di consigliare. Ecco i loro suggerimenti.

Maurizio Giarolli, guida alpina e fomatore delle guide, maestro di sci e velista, una notevole esperienza alpinistica in Patagonia, indica subito tre arrampicatori-scrittori anglosassoni dei quali ha apprezzato i racconti: Paul Pritchard, autore di «Deep Play»; Andy Cave, autore di «Imparare a respirare» e Andy Kirckpatrick con «Psycho Vertical» (tutti editi da Versante Sud): «Hanno uno stile pulito ed essenziale senza retorica - spiega Giarolli - e dicono cose vere, quelle che vengono da dentro. E l'understatement rende le descrizioni molto belle. Ho poi letto con piacere «Everest, la montagna di una vita» di George Mallory, (Hoepli), lo consiglierei perché Mallory, che per alcuni può aver raggiunto per primo la vetta dell'Everest e per altri no, racconta la vicenda in un'ottica di sognatore».

L'ultimo titolo, Giarolli lo riserva ad una delle più celebri avventure di esplorazione, quella di Ernest Shackleton al Polo Sud: «Endurance. L'incredibile viaggio di Shackleton al Polo Sud» di Alfred Lansing (Tea): «Una lettura che mi ha entusiasmato, specie per l'attraversamento dei ghiacciai della Georgia del Sud dopo un viaggio in scialuppa dall'isola Elephant».

Egidio Bonapace, guida alpina e maestro di sci, già presidente del Trento Filmfestival e dell'Accademia della Montagna, gestisce il rifugio Segantini: «Parto con "Eravamo immortali" di Manolo (Bur) - dice - perché l'autore è un alpinista particolare, che ha fatto arrampicata per piacere personale. E così è per Riccardo Cassin che ha scritto "Capocordata. La mia vita di alpinista" (Priuli&Verlucca): un personaggio impressionante dell'alpinismo, per le sue salite e anche per la sua storia. Poi cito "Ragno bianco" di Heinrich Harrer (Rizzoli), la storia della parete nord dell'Eiger, un'impresa che, oltre che alpinistica, era anche politica. Consiglierei infine "Ricordi alpini" di Pino Prati (edito dalla Sat), alpinista trentino, e un libro dedicato ad Ettore Castiglioni, l'alpinista che ha aiutato ad espatriare molti militari alleati, "...e non potrei tornare" (Nuovi Sentieri)».

Il primo suggerimento di Giorgio Daidola, docente universitario, maestro di sci, velista, scrittore e giornalista, è un titolo recente di Andrea Gobetti, «Dal fondo del pozzo ho guardato le stelle. Memoria di un esploratore ottimista e ribelle» (Sem): «Se la base del libro è la speleologia, nel cercare le grotte Gobetti fa anche scialpinismo. Mi è poi piaciuto moltissimo "Il pastore di stambecchi. Storia di una vita fuori traccia" di Irene Borgna e Louis Orellier (Ponte alle Grazie) che narra la sua vita di guardiacaccia della Val di Rhemes. Penso poi che possa interessare anche i non alpinisti "Winter 8000" di Bernadette Mc Donald (Mulatero), scritto molto bene, che parla delle imprese invernali agli ottomila in modo mai pesante. Ed è un bel romanzo, e un inno allo sci in primavera, "Ski du printemps" di Jacques Dieterlen (Edizioni del Gran Sasso), un libro del 1937, la storia di un parigino che tutto l'anno sogna la montagna.

Mi è poi piaciuto molto "Vento da nord. La storia di Alfredo Paluselli, pioniere delle Dolomiti e custode del Cimon della Pala" (Edizioni Dolomiti), scritto dal nipote.

Presidente della Commissione storica della Sat, Marco Gramola è alpinista e fine conoscitore di luoghi, fatti e protagonisti del fronte di alta montagna del primo conflitto mondiale.«Segnalo subito "La guerra verticale" di Diego Leoni, edito da Einaudi, una bellissima analisi non solo della guerra ma anche della sua preparazione, della movimentazione di uomini, animali e macchine, della organizzazione logistica del fronte di alta montagna. Indico poi "Die Baricata Strasse, la strada della Baricata. L'ultima strada dell'Impero" (edizione Silvy), dedicato al progetto di sbancamento della montagna per aprire una strada che dalla Valsugana consentisse di raggiungere gli Altipiani con l'impiego di manovalanza russa. Importante, poi, la riedizione del volume di Conrad Rauch "Storia dell'Imperial Regio Reggimento degli Schützen dell'Alta Austria nella Guerra 1915-1918", curata da Stefania Simi, Luca Girotto e Fulvio Alberini, per una visione delle zone operative degli Schützen, con fotografie e note nuove». Gramola segnala altri due titoli: "La Grande Guerra dal Garda all'Adige. I dieci chilometri del fronte da Torbole all'Asmara", di Oswald Mederle e Alessio Less (La Grafica) e "Cosa videro quegli occhi! Uomini e donne in guerra 1913-1920" a cura del Laboratorio di storia di Rovereto (Comune di Rovereto). «Il primo è importante dal punto di vista documentaristico ed offre molte immagini di parte sia italiana sia austriaca; il secondo è un'autobiografia dei trentini, uomini e donne, che hanno combattuto, lavorato, sono stati feriti o presi prigionieri, sono rimasti sul territorio».

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