«Autobiografia della neve» sabato ad Arte Sella il libro di Daniele Zovi

di Fabrizio Franchi

Che abbiate già letto un libro di Daniele Zovi oppure no rimarrete piacevolmente colpiti da questa sua nuova fatica e alla fine chiuderete l’ultima pagina entusiasti. Si tratta di Autobiografia della neve, edito da Utet (254 pagine, 18 euro) e da oggi in libreria. Zovi lo presenterà in anteprima nazionale ad Arte Sella sabato alle ore 14 nella installazione Tree room di Stefano Boeri, anche se solo online su Facebook. L’evento è organizzato da Arte Sella e dalla Piccola Libreria di Levico di Lisa Orlandi. Zovi sarà accompagnato da Guido Beltramini, architetto e direttore del Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio. Copie del libro saranno disponibili nello shop di Arte Sella e spedite gratuitamente con dedica ai lettori che ne faranno richiesta (prenotazioni presso La Piccola Libreria 0461701914, info@lapiccolalibreria.it). 

Insomma, un’occasione da non perdere per conoscere meglio Zovi, ma soprattutto un libro da leggere. Non che i libri precedenti di Zovi valgano meno, ma letterariamente questa «Autobiografia della neve» segnala uno scarto, un salto in avanti, intriso com’è di poesia, di rimandi letterari importanti di debiti di riconoscenza (culturali) ai grandi come Rigoni Stern.

Aprendo il libro uno si chiede come sia possibile riuscire a scrivere 254 pagine sulla neve, una cosa che rende il paesaggio quasi anonimo. Chiuso il libro uno si chiede invece perché Zovi non abbia scritto delle pagine in più, perché sia finito così velocemente, riuscendo a fare amare quel manto bianco anche a chi, come chi scrive, preferirebbe evitarla sempre. Invece Zovi è fulminante: «Io sono stato fortunato, ho visto tanta neve».

Zovi parte dall’infinitamente piccolo, dal fiocco di neve, ed è incredibile come riesca a mescolare spiegazioni chimico-fisiche con descrizioni di pura poesia. E da lì passando per gli animali, le piante, il freddo, l’uomo e il suo rapporto con la neve, il ghiaccio, senza dimenticare quella che per tutti è stata «La grande nevicata del 1985» che se a Genova è stata di 20 centimetri, a Trento è stata di un metro e mezzo, bloccando comunque tutta l’Italia. Ognuno dei venti capitoli, è arricchito dalle bellissime foto di Sergio Dalle Ave Kelly che dimostra che si può anche fotografare un difficile paesaggio innevato.
Zovi ci porta con lui lungo sentieri innevati, esplorando l’altopiano di Asiago da adolescente, lungo le vie della Grande Guerra, dai viaggi in Russia e sulle Ande fino alle pendici dei grandi ghiacciai himalayani, dove, incastonata nei cristalli, è conservata la memoria biologica del nostro pianeta.
Il libro è un’onda da seguire, attraverso il racconto di un uomo che ci sa raccontare tutta la poesia che può esserci in una distesa soffice e silenziosa, ma anche la forza terribile e mortale di una valanga. Neve che ci serve, per i ghiacciai, che si segnala lo stato dell’ambiente. Curiosità che non sono solo speculazioni filosofiche, ma rappresentano anche un viaggio nella cultura: in Giappone hanno catalogato tremila tipi di cristalli di neve. Noi europei soltanto dieci. Cristalli però che non esistono nella neve artificiale perché è semplicemente un agglomerato di gocce congelate. Non è neve.
Per Zovi la «neve separa il necessario dal superfluo» ed è quello che lui si è sempre proposto, in fin dei conti, anche perché la neve «copre tutto e riempie gli spazi, ma poi ne crea attraverso pensieri e immagini e che di solito stanno al chiuso da qualche parte e a me sembra che in questo modo ci concede una parentesi di libertà». La neve è odore di inverno e di freddo, ma anche di vita, come dice Zovi: «Ce l’ho nel cuore: è uno spazio di pace, silenzio e meraviglia. Un dono di bellezza, una promessa di felicità».

Daniele Zovi, Autobiografia della neve
Le forme dei cristalli, la fine dei ghiacciai e altre storie da un mondo silenzioso
Utet, pagine 254, 18 euro

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