Baldo e Garda: storia e natura in uno scrigno

di Stefano Parolari

Storie del Monte Baldo e del suo lago. Naturalmente quello di Garda. Un volume che raccoglie la prima, vera, sinergia tra un ambiente alpino e uno lacustre, tra le due province di Trento e di Verona. Monte Baldo e Garda che sono stati per molti «casa e patria, tetto del mondo e scrigno luminescente». È questa la dedica degli autori per tutti coloro che vi ritroveranno «pagine per cento e cento volti e nomi, che hanno un tempo amato il Baldo, sul quale hanno lavorato e sudato, hanno pianto e penato, sono anche morti o hanno perso il bene dell’intelletto».

Gli autori sono i giornalisti e scrittori di Trento Mauro Neri e Silvia Vernaccini, e anche Maurizio Marogna, giornalista da anni impegnato nel recupero di alcuni sentieri “storici” sul Monte Baldo e per aver partecipato a progetti che gli sono valsi nel 2014 il premio “Giardino d’Europa” (CIERRE edizioni, Verona - pag. 352, euro 19,50). Il Monte Baldo è prima di tutto un orto botanico. Un patrimonio che ha dell’incredibile, parte del quale è fatto da specie di fiori sopravvissuti all’ultima glaciazione. Fiori antichissimi, fiori preziosissimi. Hanno fatto la fortuna di botanici illustri antichi e moderni, i fiori del Baldo, ma soprattutto hanno allietato le passeggiate e le escursioni di milioni di persone che hanno soddisfatto il loro desiderio di natura.
Lo sapeva bene Eugenio Turri, geografo che proprio sul Baldo, in vetta al Monte Creta, perfezionò i suoi metodi di ricerca geografica che poi portò in terre lontane, lontanissime. Dall’Osservatorio astronomico di Novezzina è l’universo che sembra specchiarsi sui pascoli in cima al Baldo, ampliando gli orizzonti e ponendoci domande alle quali è troppo arduo rispondere. Invece dalla vetta del Monte Altissimo si ha un’idea “panoramica” sul matrimonio tra monte e lago che ha dato frutti fecondi e stupendi. Dai fianchi settentrionali del complesso montuoso si alza la Memoria della Grande Guerra coi suoi lutti e le sue battaglie a Malga Zurés sopra Nago e sul Dosso di Talpina nei dintorni di Mori. Un monte che si specchia nel Creato, un monte che estirpa i confini, un monte che mette i territori in comunicazione tra di loro.

Esiste però un Monte Baldo ancora più intrigante, ancora più affascinante e profondo. È il Baldo “che non c’è più” o, meglio, che non si vede e che non ci parla più, che conserva in silenzio antiche tradizioni, antiche storie, antiche emozioni. È il monte da cui traspira il calore delle fiabe e delle leggende nate dalla fervida fantasia semplice e genuina delle donne, abili fattrici di intrecci, di trame, di personaggi e di storie di straordinaria freschezza.

Streghe e draghi, principi e regine, elfi e guerrieri, orchi-muli e “bissi” sono i protagonisti di questo mondo inesistente, ma lo sono anche i pescatori antichi originari, le pastorelle, i “prearòi”, gli eremiti, gli illustri viaggiatori, le ninfe e i ribelli, i fantasmi e i letterati, i tesori e i condannati a morte, i santi e i santuari, gli zimbelli e gli scemi di guerra, i generali e i cacciatori... Sono loro gli autori delle pagine più vere - e per questo talvolta anche più crude - della storia baldense.

Il libro di Neri, Vernaccini e Marogna va a risvegliare dal sonno profondo dell’oblio proprio questo popolo di invisibili, per regalarci e regalarvi alcuni frammenti di storia umile e di vita vissuta. Storie lontane e storie vicine, storie importanti e storie piccolissime: contribuiscono con la loro evanescenza, con la loro trasparenza a farci comprendere meglio quel “Baldo che non c’è più”, nel quale però si riflette il Baldo che vediamo, tocchiamo, percorriamo, mangiamo e beviamo.
Un libro costruito con una genialità non indifferente. Prima le storie, tra cui rilucono “Il condannato a morte sfida la sorte” ambientato nel castello di Avio oppure “E finalmente arrivò la fine della guerra” a Borghetto e Avio, “Donne preziose, donne beate” a Brentonico e dintorni, “La ricetta della Quinta essenza” a Castione di Brentonico, “Il sole dell’Orsa” in località Sorne di Brentonico, “Ho visto una nave attraversare la piazza” al lago di Loppio e Mori Vecchio, “Orso nella notte” nella Grotta del Colombo di Sano, “Un merlo per amico” a Dosso di Talpina a Mori, “Il cacciatore di Marmotte” sul Monte Altissimo alla Busa Brodeghera, “La Tempesta e l’Inviolata” in località Tempesta di Torbole.

E poi altri racconti, altre favole, altre leggende fino a Brentino Belluno, Brenzone sul Garda, Torri del Benaco e Sirmione, l’affascinante San Zeno di Montagna, Caprino Veronese, Costermano e Punta Telegrafo, Cima Valdritta. Ma anche Ferrara e le rigogliose olivaie di Malcesine, una delle perle del lago più grande d’Italia.

Poi - e torniamo alla genialità - le appendici di approfondimenti culturali, naturalistici ed escursionistici.
Divise tra schede naturalistiche e ambientali, storiche a culturali vengono tracciati segmenti storici di alto profilo con immagini inedite e d’attrazione sugli argomenti trattati nella prima parte. Si torna sui giudicariesi che combatterono Maria Teresa d’Austria, sul Battaglione Lombardo dei Volontari ciclisti, sui grandi archeologi di Rovereto Paolo Orsi e Federico Halbherr nella grotta del Colombo, le stragi nazifasciste e tanto altro materiale con personaggi quali Klimt e luoghi suggestivi. Ci sono anche gli sportivi: il campione olimpico (oro nel disco a Londra nel 1978 e tre volte primatista mondiale) Adolfo Consolini al quale Costermano dedicò un monumento, la veronese saltatrice in alto Sara Simeoni, l’astista trentino Renato Dionisi e la leggenda della vela Albino Fravezzi di Castelletto, nel ?93 in giro per il mondo con il triestino Pelaschier.

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