Un catalogo che è un'opera

La prestigiosa piattaforma online di settore Artribune, punto di riferimento obbligato per chi si muove nei territori dell’arte, ha dato i voti per il 2019 premiando diversi musei, personaggi, libri, autori, artisti e tra questi anche quello che considera il miglior catalogo. Premio che finisce in regione per  Design From The Alps Tirol - Südtirol/Alto Adige - Trentino 1920–2020, catalogo di Merano Arte della Mostra allestita a Merano, alla Cassa di Risparmio di via Portici insieme alla Nuova Accademia di Belle Arti, e alla Facoltà di Design della Libera Università di Bolzano e curata tra gli altri dal trentino Massimo Martignoni, architetto, storico dell’arte e collaboratore dell’Adige.

Gli altri curatori del catalogo sono Claudio Larcher e Ursula Schnitzer, il progetto grafico è di Antonino Benincasa, Claudia Gelati e Malthe Thies Wöhler.

Design from the Alps - che chiuderà i battenti il 12 gennaio - è la prima rassegna sistematica sull’evoluzione del progetto moderno nell’area trentino-tirolese. Collocata al centro di quell’incrocio di traiettorie estetiche e culturali - da Monaco a Venezia, da Vienna a Milano - che ha per molti versi vertebrato il profilo stesso del design dal XX secolo a oggi, in una regione alpina transfrontaliera che si distingue, alla prova dei fatti, per una spiccata originalità creativa e per una forte propensione alla ricerca tecnico-formale.
Una minuziosa indagine sul campo, condotta da un team di specialisti, ha permesso di definire questo articolato catalogo di oggetti e prodotti che si allarga dai componenti d’arredo alla strumentazione tecnica, dal packaging alimentare ai giocattoli, dagli esperimenti nel campo aeronautico e auto-motociclistico fino all’ampia attività determinata dalla presenza caratterizzante dell’alta montagna (attrezzatura sportiva, sistemi di trasporto funiviario, impiantistica per la neve a l’alpinismo).

Tra il 1919 e il 1945, nella prima fase di Design from the Alps, i caratteri emergenti sono gli echi secessionisti, gli sperimentalismi del secondo Futurismo, gli agganci con le tendenze d’avanguardia del Bauhaus e del Razionalismo, la genialità di molti e misconosciuti autori cresciuti nell’alveo del “genius loci”, sfruttando ed elaborando in termini nuovi le suggestioni date dalla natura montana della regione con le sue antiche e potenti memorie costruttive, alimentari e artigianali.
Dopo la seconda guerra mondiale, è invece la capacità di stare al passo con il progresso tecnologico internazionale a mettere in luce una efficace strategia operativa che investe soprattutto l’industria alimentare, delle costruzioni meccaniche e degli impianti funiviari.
Dagli anni Sessanta in avanti, inoltre, è l’idea dello scambio e del confronto che muove i designers locali, capaci di trovare una loro dimensione creativa nei maggiori centri europei. Una visione continuata e irrobustita ora, con l’azzeramento delle distanze e con la riscoperta delle tradizioni locali come elemento salvifico e rigenerante. Tutto questo ricchissimo intreccio costituisce la vera narrazione di Design from the Alps sul lavoro collettivo, talvolta condotto in parallelo, talvolta no, delle numerose voci che hanno costituito, con le loro opere e ricerche, il panorama progettuale che fa da sfondo all’intera rassegna. Ci sono i nomi di primo piano come Fortunato Depero, capace di rinnovare profondamente l’intera scena italiana dalla sua base operativa a Rovereto, Anton Hofer, specializzato in tessuti e mobilio, già allievo a Vienna di Kolo Moser. Si aggiunge la consistente pattuglia di architetti e progettisti attivi dal primo dopoguerra, alcuni ad altissimo livello, da Luciano Baldessari ad Adalberto Libera, Gino Pollini – che espone nel 1929 a Bolzano un pionieristico “appartamento elettrico” - Lois Welzenbacher, Clemens Holzmeister. I due Ettore Sottsass, senior e junior, costituiscono nel loro vincolo familiare un unicum davvero inconsueto, con il secondo, Ettore Sottsass junior, nato a Innsbruck, cresciuto a Trento, attivo a Milano, che rappresenta per certi versi l’emblema di tutti i progettisti nati in queste terre.

Sono poi numerosi i nomi che via via si snodano nel procedere dei decenni a noi più prossimi, da Dario Montagni a Othmar Barth, Gianni Pettena, Matteo Thun, Marco Zanini, Benno Simma, Baldessari e Baldessari, Kuno Prey, Dante Donegani fino alle ultime e importanti voci del design contemporaneo come Martino Gamper, nativo di Merano ma impegnato internazionalmente. Sono solo alcuni dei nomi di punta, ma è l’insieme di tutti – alcuni anonimi in quanto espressione di realtà aziendali, altri davvero inaspettati nella veste progettuale quale il grande scrittore americano Ezra Pound, residente a Merano per molti anni - la vera sorpresa di Design from the Alps.
Questo sottotesto ha portato «Artribune» a premiare il catologo perché «risultato finale di una poderosa e definitiva ricerca durata due anni che porta nero su bianco, tutti gli aspetti estetici e culturali dei prodotti del design “delle Alpi”».

Artribune ha premiato poi come Museo il Maxxi, per la grande quantita e qualità delle mostre e per la capacità di stringere partnership con le imprese private. Invece come migliori artisti italiani riconoscimento ex aequo a Andrea Mastrovito e Flavio Favelli e quale artista internazionale il riconoscimento è andato a Arthur Jafa, già premiato recentemente alla Biennale di Venezia con il Leone d’oro.

La piattaforma ha voluto premiare anche “Il miglior funzionario dell’anno” e qui la scelta è caduta ancora in regione, su Antonio Lampis, ex dirigente della Provincia di Bolzano. Lampis, 53 anni, oggi alla guida della Direzione generale del Ministero dei Beni culturali, ha un curriculum di grande valore tra gli organizzatori e operatori culturali - tanto per dire è stato organizzatore di Manifesta e vicepresidente della consulta dei Musei dell’Alto Adige - è stato scelto perché, nel mezzo dei cambiamenti che hanno scosso il ministero «ha rappresentato un caposaldo di lucidità e coerenza».

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