Totti superstar: dalla fiction al sogno del quarto figlio

È Tottimania nel giorno di chiusura della fiera della piccola e media editoria «Più libri più liberi» a Roma.

L’ex capitano della Roma, sorridente e disponibile, arriva alla Nuvola per la presentazione del libro di Paolo Condò «La storia del calcio in 50 ritratti» (Centauria), e si scatena il delirio, i fan lo aspettano, gli chiedono autografi, non vogliono lasciarlo andare via.

«Sono venuto per Paolo. Era giusto che fossi qui dopo tutto quello che ha fatto per me in questi due anni» esordisce Totti all’incontro condotto da Walter Veltroni. Con Condò ha scritto il libro "Un Capitano" (Rizzoli) che ora diventa una fiction ed è in preparazione anche un docufilm. Come protagonista «vorrei uno che mi assomigli, non è facile. Se no lo faccio io» dice Totti a margine dell’incontro.

«Non è stato deciso nulla. Ci stiamo lavorando. Io lo farei, il problema è trovare il tempo e non è facile. Da una parte mi piacerebbe, dall’altra no. Se non si trova la materia prima mi ci metto io. Ma si troverà tanto» ha spiegato. E ‘Un Capitanò potrebbe avere un seguito? «Ho ancora tante cose da dire, ma basta, Paolo ha detto che non scrive più» scherza Totti. E Condò aggiunge: «Facciamo prima il docufilm e la fiction che escono nel 2020».

Alla Nuvola Totti è generoso nel rispondere alle domande.

Della Roma dice «sono contento della squadra, che il mister Fonseca abbia capito cosa significa essere a Roma. È riuscito a trasmettere energia a una squadra che era un pò in difficoltà. C’erano delle lacune iniziali che man man mano che va avanti il campionato trovano definizioni migliori. Speriamo sia un percorso positivo perché la Roma è una squadra e una società che deve essere tra i top club in Europa».

La scelta di restare sempre a Roma, sottolineata da Condò nel suo ritratto è «una scelta di cuore. Il mio sogno fin da piccolo era di indossare un’unica maglia, l’unica che ho sempre amato e sempre amerò» dice tra gli applausi. «È stata la vittoria più bella per me. Ho messo la Roma davanti a tutto e a tutti e sono orgoglioso di quello che ho fatto e che ho fatto per la Roma società. Sono stra felice e cammino sempre a testa alta».

Del mitico numero 10 il Capitano spiega: «significa generosità, estro, il peso della maglia. È diverso da tutti gli altri numeri. È stata una fortuna poterla indossare, la consacrazione di essere della Roma. Il dieci è diverso da tutti gli altri numeri». E se dovesse portare con se una maglietta in un’isola deserta sceglierebbe «l’ultima, quella del 28 maggio».

Totti non si risparmia parlando anche della vita privata: «Ilary per me è tutto. Mi ha fatto crescere, mi ha fatto capire tante cose. Mi ha dato tre perle... sto riuscendo a portarla sulla strada della quarta, devo trovare il momento giusto. Io devo tutto a Ilary. È il mio braccio sinistro» racconta Totti alludendo al desiderio di un quarto figlio, mentre il pubblico lo acclama.

C’è un giorno della tua vita di calciatore che vorresti rivivere?, gli chiede Veltroni. E Totti risponde subito: «Tutti i 25 anni che ho passato con la Roma, perché dal primo all’ultimo sono stati bellissimi, anche i momenti difficili. Anzi, soprattutto, perché quando le cose sono belle è più facile andare avanti« risponde Totti.

E il giorno di questi 25 anni che non vorrebbe rivivere? «L’ultimo anno da giocatore. Mi è dispiaciuto essere preso di mira non c’entrando nulla. Ero il capro espiatorio di tutto« sottolinea Totti. Come modello cita Giannini »il mio idolo in tutto. Era il mio sogno e sono riuscito a realizzarlo con lui vicino«. E Condò sottolinea tra le grandi qualità di Totti quella di »essere un uomo buono».

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