Annamaria Gelmi espone in questi giorni a Milano

di Riccarda Turrina

Dell’artista Annamaria Gelmi è stata recentemente inaugurata, ad Albiano, Attraverso, la grande scultura nata dal bisogno di sentire e vivere lo spazio nella sua totalità compositiva ed espressiva. In quest’opera, realizzata con lastre di porfido posizionate in sequenza si concretizza l’idea di spazio e di architettura. «Si guarda da fuori – spiega l’artista - ma si può attraversare, percorrere oppure può trasformarsi in un luogo dove fermarsi a pensare. Rappresenta per me la soglia, il confine tra la memoria e la contingenza quotidiana».

Andare oltre il concetto di immagine, interpretando il rapporto dialettico tra l’essenzialità della forma e l’immateriale forza del pensiero, è il punto cardine di una ricerca volta a superare il concetto di immagine. Ogni lavoro nasce dalla memoria, dal contatto con una realtà non naturale ma mentale, da un’attenta progettazione che si concretizza attraverso l’approfondita conoscenza dei materiali, dei rapporti spaziali, degli elementi della geometria  trasformati in strutture rarefatte, in segni del tempo.

L’interesse per le potenzialità espressive della materia è riscontrabile in tutto il percorso dell’artista: dalle prime tavole lignee alle sculture in plexiglas, fino a giungere alle installazioni in ferro, ottone e luce, dove sempre più si affina la stretta interazione fra le opere e l’ambiente che le accoglie. Il respiro del tempo armoniosamente convive con le emozioni dei luoghi, mentre lo spazio, racchiuso da linee architettoniche o semplicemente da costruzioni di pensieri, viene ad indentificarsi con il concetto di soglia, di quel limite immaginario che attende di essere valicato.

Nella mostra Caro Spartaco, la sua prima personale presso Gallerry Loom di Milano inaugurata il 14 novembre, Annamaria Gelmi guarda ai lavori degli anni ’70 con l’intento di mettere in evidenza attraverso il concetto di spazio e architettura lo stretto legame con le opere più recenti. Proprio in quegli anni, dopo l’esperienza figurativa del decennio precedente, l’artista passa all’elaborazione di elementi geometrici essenziali quali il quadrato, il rettangolo, il triangolo e il cerchio. Stessa essenzialità che si potrà vedere sulla prima pagina dell’inserto culturale del Corriere della sera, La Lettura in edicola da oggi, dedicata proprio a Annamaria Gelmi.
«Nel mio immaginario queste forme archetipe sono un sorta di prototipo universale di idea, attraverso il quale l’individuo interpreta ciò che osserva o sperimenta, quella che per Jung è l’immagine primordiale dell’inconscio collettivo».

Le opere esposte hanno in comune il rapporto tra struttura e sensibilità, un omaggio a Spartaco, amato marito, e alla sua concezione della vita. Una geometria che dunque non è mai fine a se stessa, ma che diviene  luogo della memoria, simbolico percorso visivo che prevarica la pura dimensione estetica.

«Non ho mai dipinto sulla tela, ma su carta giapponese - spiega l’artista - ho sempre avuto un grande interesse per i materiali dall’acetato al plexiglas, mi sono avvicinata all’acciaio, ai metalli e alla luce. Già nelle opere degli anni Settanta la luce, che proiettava le ombre, era elemento costitutivo dell’opera. Poi ho iniziato ad usare il neon ed ora i led».

Il plexiglas impiegato in sottili lastre sulle quali l’artista traccia dei segni a china dà inizio ad una ricerca nell’ambito della rifrazione della luce, che proietta le ombre del disegno a china sulla superficie di un muro, se le opere sono appese alla parete, ma anche sull’acciaio o alluminio, quando il plexiglas è aggiunto alla composizione per creare in un affascinante effetto ottico. Forma, geometria, ritmo, spazio sono gli elementi che portano alla tridimensionalità e, come spiega l’artista «partendo al quadrato, quale figura matrice, si svolge sulla superfice trasparente, acetato o plexiglas, un sottile reticolo assonometrico o prospettico dal quale emergono, marcate con tratto più deciso, le parallele secondo una precisa successione ritmica. Considero la lastra dipinta come un intervento e non come l’immagine complessiva, un supporto dell’immagine che si proietta sullo sfondo, che ne riceve l’ombra, creando così una situazione di carattere ambientale, tridimensionale».

Dalle trasformazioni geometriche sul piano, dall’indagine sulle potenzialità della luce che suggerisce effetti di profondità l’artista arriva ad una ricerca volta a sviluppare la tridimensionalità non solo concettualmente suggerita, ma concretamente realizzata, nelle numerose installazioni e sculture collocate in importanti spazi pubblici. È l’arte che apre a nuove forme di pensiero, che supera il limite della materia per incontrare la poesia.

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