Ex post, visioni dell'oggi di quattro giovani artisti

A Diego Mazzonelli, fondatore dell’Adac e ideatore della collana di monografie Quaderni Adac, una trentina di quaderni dedicati agli artisti trentini, è dedicata la mostra, Ex post, alla Galleria Civica di Trento, curata da Gabriele Lorenzoni, che la riprende e inaugura questa nuova serie di agili monografie dedicate a quattro artisti: Luca Coser (1965), Laurina Paperina (1980), Rolando Tessadri (1968) e Christian Fogarolli (1983).

La volontà del Mart è quella di portare avanti, con una particolare attenzione e cura critica, una ricerca sui giovani artisti trentini che, con le loro opere, si rivolgono in ambiti nazionali e internazionali. Ognuno di questi artisti è stato invitato a presentare delle opere, di cui almeno una del 2018, appositamente ideata per gli spazi della Galleria Civica e ognuno di loro, per la monografia, è stato seguito e presentato da 4 critici che hanno approfondito l’opera e collocato storicamente la loro produzione. A distanza di 20 anni questa collana riprende con un taglio innovativo e con uno spirito critico diverso da quello, pur importante, fatto da critici del passato. In questi anni le letture e le analisi critiche si sono modificate nella scrittura e nella teoria come anche le opere degli artisti e le loro visioni del mondo. Si può dire che l’occasione di questi quaderni pubblicati dal Mart e il suo centro di ricerca,

L’Archivio del '900, presenta le opere di quattro artisti che non hanno nessun punto di contatto e che però dimostrano e rappresentano i percorsi possibili nell’arte contemporanea; ed anzi forse questo è il punto di forza dell’esposizione Ex post. Doppia inaugurazione, quindi, della collana e delle opere site-specific realizzate dagli artisti, che si sono misurati con gli spazi della Galleria Civica di Trento non sempre facili da allestire e gestire.

Dalle monografie e dai testi critici per gli artisti scritti dai critici riportiamo la riflessione di Carlo Sale che, per Luca Coser, che apre la mostra al piano terra della Galleria, scrive: «la ricerca pittorica portata avanti da Luca Coser nell’ultimo decennio si è caratterizzata per il costante intrecciarsi dei nodi della memoria personale e di quella collettiva, trasferendo sulla tela le suggestioni tratte da una pluralità di fonti (dal cinema alla letteratura), di umori e sensazioni che stanno alla base di un microcosmo visivo fondato su sollecitazioni dissonanti, in apparenza persino contraddittorie, ma che così trasfigurate trovano un loro pieno equilibrio nella costruzione globale dell’opera».

Mentre per Rolando Tessadri Matteo Galbiati scrive che «con la sua vocalità astratta, fatta di una risoluzione formale, che si fa bastare solo le tracce dell’inizio minimo dell’esercizio geometrico e che ricava un fitto ragionare riflessivo sul valore misterico, quasi sciamanico, del colore, non fa altro che rinnovare l’esigenza di guardare e osservare nel profondo del sensibile.

Ogni sua opera ha la primaria urgenza di intercettare l’attenzione di chi l’osserva per ripristinare nei suoi occhi la deducibile intuizione di leggere, oltre la superficie, l’anima profonda del pensiero». Va anche detto che Tessadri si presenta con un’eleganza silenziosa ma efficace, per narrare, con una grande sensibilità, la Pittura in una variante della nuova generazione dell’espressione analitica.

Passando nel piano interrato troviamo Laurina Paperina, la cui vena tragica e ironica è presente, così Chiara Agnello può dire che le «sue storie sono ridotte all’osso e vivono in un rimando continuo fra realtà e finzione, fra l’universale e il personale. Critica, trasla, traduce segni e metafore, per mettere a nudo e ridicolizzare una contemporaneità fragile e contraddittoria». Di Cristian Fogarolli Lorenzo Benedetti scrive che «La caratteristica peculiare del processo operativo e ispiratorio di Christian Fogarolli è quella di sapersi confrontare con documentazione, individui e storie reali, presenti o passate, che lo obbligano a passare continuamente da un mondo conturbante a uno razionale e lucido».

Si può anche aggiungere che la sua opera è animata da una grande coerenza e volontà di procedere nei cervelli malati e nei loro effetti pratici artistici e che spesso sono riposti o meglio rimossi negli archivi manicomiali in Europa, ma anche negli Stati Uniti. La visionarietà esplicita espressa nelle sue installazioni raggiungono mondi nascosti che fanno riflettere sull’esistenza. In questa mostra è l’unico artista che lavora senza il pennello per misurarsi con materiali raccolti e presi da una Wunderkammer personale sempre in fieri.

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