Dove sono finiti i sogni di Basaglia

di Fabrizio Franchi

Le persone che soffrono di disturbi psichiatrici in Italia sono quasi un milione. Una cifra che ci dà la dimensione del problema. A 40 anni dalla Legge Basaglia, è lì ancora drammatico, vivo.
Bruciante.

A documentare questo problema ora arriva una mostra, con le fotografie di Alessio Coser - che detto per inciso è anche uno dei fotoreporter del nostro giornale - insieme ai testi del giornalista Jacopo Tomasi. L’esposizione, quaranta scatti di centri di salute mentale dal nord al sud Italia. Uno scatto per ogni anno passato dall’approvazione della legge. La mostra, intitolata Dove sono finiti i sogni di Basaglia?, sarà esposta alle edizioni Erickson, a Gardolo in via del Pioppeto, dal 25 al 29 settembre.

L’inaugurazione è lunedì 24 settebre alle ore 17.30 con una tavola rotonda con Renzo De Stefani, già primario del Servizio di salute mentale di Trento, Rosaria Murtas e Maurizio Capitanio, che porteranno la loro esperienza diretta con la malattia, Roberto Cuni, presidente dell’associazione La Panchina, e lo stesso Alessio Coser.

La mostra fotografica prova a raccontare la situazione della salute mentale in Italia a quarant’anni dalla Legge 180, nota come legge Basaglia, dal nome dello psichiatra veneto simbolo della chiusura dei manicomi. E oggi? Oggi i numeri dei pazienti sono in aumento non solo nel nostro Paese, ma anche a livello globale. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità questi disturbi sono destinati a superare per incidenza le malattie cardiovascolari, attualmente al primo posto. L’Italia è stato uno dei Paesi pionieri nell’ambito della salute mentale. Il merito va a Franco Basaglia, psichiatra veneto che a cavallo tra gli anni Sessanta e i Settanta, prima a Gorizia e poi a Trieste, ha messo in pratica un ideale: chiudere i manicomi. Da queste esperienze - e dal fermento sociale e culturale generato - sono state poste le basi per la legge che porta il suo nome, approvata dal Parlamento il 13 maggio 1978.
La legge era innovativa per l’epoca e proponeva una serie di servizi alternativi ai manicomi: dai Dipartimenti ai Centri di salute mentale ai Servizi psichiatrici di diagnosi e cura. L’Italia dava vita a una vera e propria rivoluzione.

Ma oggi la situazione è diversa, certamente complessa, disomogenea, con realtà all’avanguardia e altri luoghi in cui i vecchi manicomi non sono ancora del tutto scomparsi. È anche un problema di risorse: l’Italia è ventesima in Europa per la spesa dedicata alla salute mentale. È il 3,5% della spesa sanitaria totale, mentre in Germania, Inghilterra o Francia oscilla attorno al 10-15%.
Il progetto di questa mostra di Coser e Tomasi è nato dalla volontà di capire meglio le condizioni della salute mentale oggi in Italia, visitando città diverse: Cagliari, Gorizia, Palermo, Roma, Trento e Trieste. Non si troveranno risposte nette e univoche, ma un racconto fotografico fatto principalmente di luoghi e volti, con la speranza che possa generare uno spazio di riflessione.

«Non è stato così semplice e lineare fare questa mostra», spiega Coser che tra l’altro da fotografo da anni collabora con il centro di salute mentale di Trento.
Un tema, questo che appassiona Coser fin dalle scuole superiori quando portò alla maturità una tesina su Mario Tobino, scrittore e psichiatra.
«Io credo - dice Coser - che nella follia dei matti ci sia una connessione con la realtà che noi umanoidi strutturati non sempre riusciamo a cogliere.
Hanno una mancanza di filtri che li rende molto deboli e vulnerabili, ma chiari e semplici, con un livello di comunicazione emotiva, intrigante».

Coser e Tomasi hanno avuto le liberatorie delle persone che hanno fotografato e generalmente sono sempre stati ben accolti, anche perché si creava empatia: «Questo è un tema - spiega Coser - che nessuno segue: è delicato, pesante, faticoso, di sofferenza». E trovare persone che volevano dare una lettura non ordinaria della follia interessava ai responsabili dei centri di salute mentale. Coser non ha fatto soltanto degli scatti fotografici: con Tomasi ha visitato i centri, insieme hanno capito come erano strutturati, hanno parlato con psichiatri, utenti, infermieri, educatori, volontari, familiari.

Il progetto della mostra ha subito trovato l’appoggio della Erickson, che pubblicherà anche a breve un libro sulla salute mentale e ha dato supporto logistico alla mostra. L’ingresso è gratuito tutti i giorni dalle 9 alle 19, anche con visite guidate al mattino per scuole superiori e studenti universitari.
Dopo la fine del mese la mostra si sposterà dall’8 al 14 ottobre a Torino nell’ambito di «Robe da matti», poi andrà a Ferrara e il 30 novembre sarà a Bologna. Si stanno trattando altre città, tra cui Venezia, dove ha sede la fondazione Basaglia, poi Trieste, Palermo, Roma e Cagliari.

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