Sarfatti, la regina dell'arte

È nota soprattutto per la sua relazione d’amorosi sensi con Benito Mussolini, ma lei fu soprattutto una instancabile protagonista della cultura italiana, Margherita Sarfatti a cui adesso il Mart di Rovereto dedica una mostra che aprirà venerdì 21 settembre alle 19 intitolata Margherita Sarfatti. Il Novecento italiano nel mondo, curata da Daniela Ferrari, con il supporto di Ilaria Cimonetti e dei ricercatori dell’Archivio del ‘900 del Mart.

In realtà due, sono i progetti espositivi dedicati a Margherita Sarfatti. L’altro è a Milano, al Museo del Novecento, intitolato Margherita Sarfatti. Segni, colori e luci a Milano, a cura di Anna Maria Montaldo e Danka Giacon con la collaborazione di Antonello Negri. Mostra che aprirà insieme a quella trentina, perché si tratta di due mostre autonome, ma complementari, entrambe accompagnate dalla produzione di un ricco catalogo edito da Electa.

Il percorso espositivo ha un carattere immersivo: il visitatore viene invitato a seguire un racconto che parte dalle vicende private e pubbliche di Margherita Sarfatti, attraverso 90 opere dei protagonisti del movimento artistico Novecento Italiano, di cui la Sarfatti è l’anima critica. Dipinti e sculture di 40 artisti tra cui Boccioni, Borra, Bucci, de Chirico, Dudreville, Funi, Malerba, Sironi e Wildt vengono contestualizzati da filmati e fotografie, lettere, inviti ai vernissage, libri d’epoca, e anche abiti, vetri e arredi, con un approfondimento da più prospettive sulla Milano degli anni Dieci e Venti nel XX secolo.
La mostra al Mart è stata realizzata anche grazie all’Archivio del Novecento, nel quale è conservato il prezioso Fondo Sarfatti.

L’esposizione illustra l’ambizioso programma di espansione culturale di Margherita Sarfatti, con particolare attenzione alle mostre che organizzò in Europa e in America per promuovere lo stile italiano e l’idea di «moderna classicità». Dagli esordi giovanili alla fondazione di «Novecento Italiano», il percorso vuole documentare l’attività artistica, politica e intellettuale di Sarfatti. Numerose opere provenienti da grandi musei internazionali e da importanti collezioni private dialogano quindi con preziosi documenti e materiali d’archivio: circa 100 capolavori di 30 grandi maestri come Boccioni, Bucci, Casorati, Carrà, de Chirico, Dudreville, Funi, Marussig, Malerba, Morandi, Oppi, Medardo Rosso, Sironi, Severini, Wildt.

Sarfatti fu una delle protagoniste dell’arte prima, ma soprattutto durante il fascismo, anche grazie alla sua relazione con Mussolini a cui nel 1925 dedicò la sua famosa biografia, «Dux». Più che altro un’agiografia del Duce. Lei usò Mussolini per diventare la «regina» dell’arte italiana e lui la usò per rifarsi un’immagine fuori e dentro l’Italia. Fino alla rottura del 1938, quando Mussolini decise di assecondare l’antisemitismo con il famoso discorso razzista di Trieste, di cui martedì ricorreva l’ottantesimo anniversario.

Margherita Sarfatti, ebrea, decise allora di abbandonare l’Italia e si trasferì in America Latina. Non è escluso che si mescolò vita privata e pubblica, perché proprio in quel periodo Mussolini l’aveva di fatto messa ai margini, preferendole la più giovane Claretta Petacci con cui decise di andare fino in fondo al pozzo nero in cui aveva deciso di trascinare l’Italia intera.
Ma Sarfatti per anni aveva seguito la parabola del Duce, fin dalla comune iniziale militanza socialista e poi con il passaggio al fascismo. Nata Grassini, decise di assumere il cognome del marito. Legata al Duce, fu instancabile organizzatrice di cultura. La sua memoria è stata occultata per il suo rapporto con Mussolini. Un rapporto peraltro, come documenta una delle lettere esposte in mostra, che era di folle passione.

Come scrisse a Benito un giorno: «Ti penso e mi avvampo»...
Ora la mostra vuole rimettere al centro la sua opera di «regina dell’arte» e non solo di amante del duce.

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