Giacomo Bresadola, cinque giorni di studio

Giacomo Bresadola, sacerdote e studioso trentino, nato a Ortisé (in Val di Sole) nel 1847 e morto a Trento nel 1929, è considerato unanimente il «padre della micologia moderna» per il suo approccio scientifico e per la fitta rete di scambi internazionali che seppe intessere con alcuni degli studiosi più importanti del suo tempo.

È conosciuto soprattutto per Iconographia Mycologica, un’opera frutto di lungo studio e che uscì postuma (1925-1933): 26 volumi con 1250 tavole che riproducono i funghi disegnati in modo accurato da Bresadola, distribuiti in 143 generi, corredati da puntuali descrizioni, bibliografia e annotazioni in latino. La sua eredità scientifica va oltre i confini provinciali e le sue opere sono custodite in diverse parti del mondo.

Ora l’Università di Trento intende meritoriamente riscoprire la sua eredità e valorizzarla. Il progetto è coordinato da Casimira Grandi (Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale, UniTrento): «Bresadola è uno scienziato globale ante litteram: per questo motivo ci proponiamo di farlo inserire nel "Patrimonio dell’Umanità Unesco" nell’ambito di 2018, anno del patrimonio culturale europeo e anno del cibo italiano».
Si comincia dunque con cinque giornate di approfondimento, dal titolo «Il micologo Giacomo Bresadola patrimonio dell’umanità. Nuova cornice per un’icona», da lunedì 14 a venerdì 18 maggio, a Sociologia, in via Verdi 26 a Trento.

Nell’ambito del programma, mercoledì 16 maggio alle 15 in aula Kessler sarà proposto «Per Giacomo Bresadola patrimonio dell’umanità» con vari interventi sulla sua eredità scientifica internazionale e su nuove opportunità di fruizione della produzione che ha lasciato.

Sono previsti interventi di Maria Paola Azzario (presidente Federazione italiana Club Unesco), Giorgio Martini (farmacista, biologo nutrizionista), Carmine Marinucci e Maria Barbone.
Casimira Grandi spiega: «Vorremmo contribuire a dare interezza al percorso di vita di Giacomo Bresadola avvalendoci anche della ricostruzione virtuale, per dare organicità al corpus delle sue opere e a quanto lo riguarda, ma è diviso in archivi, biblioteche o musei nazionali e internazionali. Dal prezioso erbario depositato al Collegio Arcivescovile e l’archivio personale al Muse di Trento alla National Library of Congress a Washington. Il progetto di connettere le fonti disperse di Bresadola rappresenta per l’Università il duplice scopo di valorizzare Bresadola e di far conoscere la capacità raggiunta nel campo delle digital humanities».

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