Ad Arte Sella l'archistar Kuma

di Daniele Benfanti

Lo spirito del bosco ha una forma sferica, intrecciata, giocata su un dinamico flusso di vuoti. E arriva dal Giappone.

Arte Sella, a trentadue anni dalla felice intuizione che ha fatto della silenziosa valle ai piedi dell’Ortigara, così vicina ma così lontana dalla Valsugana, il prestigioso palcoscenico di un esperimento riuscito di arte nella natura, ha deciso di sposare con convinzione l’architettura. Anche la scultura, quando dialoga così intensamente con l’ambiente naturale, è in qualche modo architettura. Il passo è breve. Il fossato l’ha saltato l’anno scorso l’architetto giapponese Atsushi Kitagawara (suo il progetto del padiglione nipponico a Expo Milano 2015), che a Malga Costa presentò nel 2017 l’opera Forest Byoubu, che ha fatto dell’intreccio in legno la sua cifra stilistica. Adesso è il turno di un archistar mondiale: Kengo Kuma, sessantaquattrenne autore del nuovo stadio olimpico di Tokyo 2020, noto in Trentino per la progettazione dei futuri nuovi spazi produttivi di Progetto Manifattura a Rovereto.
Kuma ha disegnato Kodama (in giapponese significa «Lo spirito del bosco»), l’opera installata in questi giorni a pochi passi da Villa Strobele, porta d’accesso al percorso di Arte Sella.
Domenica 6 maggio alle 11 la presentazione ufficiale con Kuma (accesso con il biglietto per Arte Sella), che poi al pomeriggio (alle ore 15) terrà una lectio magistralis a Malga Costa (posti limitati, accesso su prenotazione).

Lo spirito del bosco per Kuma è una sfera di cinque metri di diametro, in larice massello, senza uso di chiodi né colle, composta ad incastro da un abile gioco di aste da un metro per trenta centimetri, di 58 millimetri di spessore. Lo sviluppo è spiroidale, ricorda la filotassi con cui crescono le piante (nodo su nodo, a spirale) e la sequenza dei numeri del matematico medievale Fibonacci. Nodi che esprimono la forza della materia.
«Dopo trent’anni in cui Arte Sella ha accolto più di trecento opere - spiega il presidente Giacomo Bianchi - abbiamo scelto di puntare anche su opere di architettura, perché in fondo Arte Sella accoglie i corpi dei visitatori, è uno spazio avvolgente». Ed anche l’opera di Kuma, che ha ben dieci livelli di incastro, ordisce una trama di vuoti sia interni che esterni cui si aggiunge il concetto intrinseco e materiale della porosità, perché in Giappone (paese ospite al Filmfestival di quest’anno), ai quattro elementi cardine (aria, acqua, terra e fuoco) si aggiunge il quinto elemento, il vuoto.

Kuma ha voluto l’opera discosta, verso il bosco, sotto la montagna, a due passi dal ruscello, con un percorso di sassi che conduce a questa specie di «tana di una volpe», come sottolinea Marco Imperadori, docente di progettazione e innovazione tecnologica al Politecnico di Milano e partner di Arte Sella: «Per i giapponesi la bellezza deve essere un percorso difficile, non svelato al primo sguardo». Sarà quasi «una sala da the, in cui al tramonto i raggi del sole disegnano particolari suggestioni attraverso la struttura».
Emanuele Montibeller, tra i fondatori e direttore artistico di Arte Sella, ricorda: «Nel 1986 pensammo che sarebbe stato bello portare l’arte in Sella. Oggi abbiamo pensato all’architettura. E i grandi architetti mondiali sono affascinati dall’idea. Vengono qui non per motivi economici ma per mettersi in discussione, per ripensare l’architettura attraverso il rapporto con la natura. In questo 2018 ad Arte Sella anche un’opera di Michele De Lucchi, direttore di Domus.
Nei prossimi mesi Arte Sella è pronta a entrare anche tra le vie di Borgo (ma qui il riserbo è ancora fitto).

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