John McEnroe, un cattivo ragazzo perfetto

“John McEnroe. L’impero della perfezione” di Julien Faraut, già alla Berlinale e a Pesaro e ora in sala dal 6 maggio con Wanted Cinema, è un film sulla perfezione: quella dell’irascibile tennista McEnroe, forse il campione più grande di tutti i tempi in questa disciplina, e quella del maniacale regista francese Gil de Kermadec dalla cui opera è tratto in parte il materiale di questo lavoro.

Un documentario comunque sospeso tra cinema e sport, quello di Faraut, con la voce narrante di Mathieu Amalric e tanti materiali di repertorio con tanto di premessa godardiana ‘Les films mentent, pas le sport’. Il film è infatti anche un omaggio a Gil de Kermadec, ex tennista francese che dagli anni Sessanta realizzò filmati didattici sul tennis, su come si gioca, su come ci si muove nelle sue varie fasi, sulle sue regole con tanto di animazione e ralenti. Ma alla fine il protagonista resta solo lui, McEnroe, con la sua imprevedibilità, velocità e proverbiale irascibilità verso arbitri e racchette.

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