Addio all'attore Jan-Michael Vincent il biondo surfista del capolavoro «Un mercoledì da leoni»

Una passione profonda e mai dimenticata, quella per il mare, aveva portato Jan-Michael Vincent a diventare, nel ruolo dell’inquieto Matt Johnson, uno degli indimenticabili protagonisti, insieme a William Katt e Gary Busey, di un film iconico sul surf ma anche sugli anni delle guerra in Vietnam, come «Un mercoledì da leoni» di John Milius (1978). Vincent è morto il 10 febbraio a 73 anni per arresto cardiaco a Asheville, in North Carolina, ma la notizia è stata diffusa solo oggi.

Classe 1945, nato a Denver in Colorado, l’attore da inizio carriera, a fine anni ‘60, ha alternato grande e piccolo schermo, recitando in serie come Bonanza, Marcus Welby e Sulle strade della California. È arrivato al film di Milius, anche grazie a ruoli di contorno ma di grande intensità come quello in «Allucinante notte per un delitto» (1971) di Herbert B. Leonard a fianco di Robert Mitchum, per il quale ha ottenuto la sua prima candidatura ai Golden Globe; la seconda arriverà 12 anni dopo per la miniserie «Venti di guerra», sempre insieme a Mitchum, e con Ali McGraw.

Tra le altre sue prove d’attore di maggior rilievo ci sono quelle nel post apocalittico «L’ultima odissea di Jack Smight» (1977) con George Peppard e Dominique Sanda e nell’action comedy «Collo d’acciaio» (1978) di Hal Needham con Burt Reynolds.
Un altro importante picco di popolarità Vincent lo ha vissuto a metà anni ‘80, come protagonista dal 1984 fino al 1986, della serie tv, «Airwolf», andata in onda in Italia con il titolo Supercopter, dov’era Hawke, il brillante pilota, di un elicottero militare super-avanzato.

Interprete di oltre 40 film e più di una ventina di serie tv, ha combattuto per gran parte della vita con la dipendenza da droga e alcool, con conseguenti comportamenti incontrollabili, tra ripetuti incidenti stradali dai quali è uscito con gravi conseguenze fisiche (come un danno alle corde vocali) e episodi di violenza. Problemi che l’hanno allontanato dai progetti di primo piano, portandolo a lavorare soprattutto per produzioni indie (fra le altre «Buffalo ‘66» di Vincent Gallo) e film di serie B, fino a un’ultima performance nel thriller «White boy» di John Marino (2002). Nel 2012 aveva anche subito l’amputazione della gamba destra sotto il ginocchio, a causa di arteriopatia ostruttiva degli arti inferiori.

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