Heydrich, il nazista dal cuore di ferro

Nell’approssimarsi del Giorno della Memoria, oltre a tanti libri arriva anche un bel film che sarà nelle sale cinematografiche giovedì prossimo e che racconta di uno dei protagonisti nazisti della persecuzione ebraica e dell’Olocausto. Si tratta di un film storico dal cuore classico, ma con una grande e felice attenzione all’estetica.

L’uomo dal cuore di ferro di Cèdric Jimenez, in sala dal 26 gennaio con Videa - adattamento cinematografico del romanzo di Laurent Binet, HHhH - Il cervello di Himmler si chiama Heydrich, pubblicato da Einaudi - è anche qualcosa di più. Incentrato sull’Operazione Anthropoid, che portò all’assassinio del leader nazista Reinhard Heydrich (interpretato da Jason Clarke), racconta l’ascesa di quello che fu uno dei più potenti gerarchi del regime nazista, ex ufficiale di Marina e principale artefice e teorico di quella «soluzione finale» che aprì le porte ai campi di sterminio, come raccontato magistralmente in un altro grande film, Conspiracy con Kenneth Branagh e Colin Firth che racconta la famosa conferenza di Wannsee.

Nel «Cuore di ferro», abbiamo da una parte dunque lui, il coriaceo Heydrich, e sua moglie Lina (Rosamund Pike), che lo introdusse all’ideologia nazista e gli fu sempre accanto negli anni della sua ascesa fino alla caduta e, dall’altra parte, un piccolo gruppo di combattenti della Resistenza ceca in esilio, addestrati dagli inglesi e guidati dal governo cecoslovacco, che tentò di fermare quello che allora veniva definito «l’inarrestabile». Heydrich in realtà fu ferito a morte durante un’azione dei paracadutisti capitanata da Jan Kubis (Jack ÒConnell) e Jozef Gabcik (Jack Reynor) mentre stava attraversando Praga nella sua auto.

Una storia raccontata anche da un altro libro e un altro film, Anthropoid, interpretato magistralmente da Jamie Dornan che interpreta uno dei partigiani. Fu un fatto non da poco la sua morte perché Reinhard Heydrich, detto «il macellaio di Praga», fu il primo alto ufficiale nazista ad essere ucciso durante la Seconda guerra mondiale, una sorta di primo atto di quella che sarebbe stata la disfatta di Hitler e i cui funerali furono celebrati e voluti dal capo del Reich con tutti i fasti possibili, celebrandolo come un grande eroe di guerra.

«La mia ambizione - ha spiegato ai giornalisti il regista e produttore francese Cèdric Jimenez - era quella di coinvolgere completamente lo spettatore immergendolo nella scena in modo da trasmettere l’importanza, l’urgenza e la determinazione che i veri protagonisti dovevano provare per compiere quell’estremo atto di coraggio. Il film è stato girato su pellicola 35 mm per dare ancora più forza all’immagine e anche per meglio caratterizzare l’epoca in cui è ambientato il racconto» ha spiegato il regista.

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