Torna nelle sale «Ultimo tango a Parigi»

di Emanuela Castellini

«Aver rivisto il film mi ha dato una forte emozione. Ora mi aspetto la Cineteca Nazionale oltre a restaurare i film, restauri anche i registi. Quel giorno saremo felici», dice Bernardo Bertolucci, sabato protagonista assoluto del Bif&st, Bari International Film Festival, diretto da Felice Laudadio, che si è concluso con l’anteprima di Ultimo tango a Parigi nell’edizione restaurata in 4k dal Centro Sperimentale di Cinematografia, con la consulenza dell’autore della fotografia Vittorio Storaro, nelle sale per tre giorni, il 21, 22 e 23 maggio. Un evento al quale Bertolucci ha assistito dopo aver tenuto una coinvolgente masterclass al teatro Petruzzelli.

Il film, interpretato da Marlon Brando e Maria Schneider, considerato oggi un classico della storia del cinema, suscitò scandalo quando uscì, nel 1972; la censura avviò un procedimento penale contro la pellicola che sfociò nella condanna al rogo nel 1976, per poi essere riabilitata nel 1987 e incassare 87 miliardi di lire. In seguito a quella sentenza il regista premio Oscar, perse i diritti civili per cinque anni.

«Ricordo che a me, a Marlon Brando e al produttore Alberto Grimaldi diedero due mesi di carcere ma con la condizionale, essendo incensurati, non andammo in galera. Però, tempo dopo, per le elezioni del '75 o ‘76 non ricevendo il certificato elettorale, scoprii che avevo perso il diritto di votare. Mi sembrava allucinante che usassero l’accusa di oltraggio al pudore per togliermi il voto. Tutto questo oggi fa impressione perché quel tipo di censura per fortuna non c’è più». E osserva: «Rivedendo il film ho avuto l’impressione di averlo finito da poco tempo. È un sogno di tanti anni fa e la copia mi sembra molto bella, solo cosparsa di un velo che fa un po’ vintage. Ho pensato a come si facesse presto a fare un film in quel periodo: l’abbiamo scritto, preparato, montato e fatto uscire tra l’inizio e l’agosto del ?72. Poi siamo andati al New York Film Festival e da lì si è scatenata una serie di cose che era impossibile frenare».

All’inizio non aveva pensato a Brando per «Ultimo tango».
«Scelsi Marlon dopo i rifiuti di Jean Louis Trintignant, perché non voleva recitare nudo, di Jean Paul Belmondo che considerava il film un porno, e di Alain Delon, che avrebbe accettato solo a costo di esserne anche il produttore, a me questo avrebbe provocato un conflitto di interessi inaccettabile».

Che tipo di reazione ebbe il carismatico Marlon Brando quando gli propose il film?
«Era sparito dalla circolazione dopo aver girato ?Il Padrino?, qualcuno riuscì a farlo venire a Parigi per tre giorni. Al primo incontro mi intimidì molto. Gli raccontai il film in un minuto e mezzo e lui non ebbe nessuna reazione, guardava in basso senza mai alzare lo sguardo. E mi disse che stava cercando di capire quando avrei smesso di muovere il piede per il nervosismo Scoppiammo a ridere e poi volle vedere ?Il conformista?. Mi disse che dovevo andare con lui per un mese a Los Angeles per discutere della sceneggiatura. Mi portò a casa sua e iniziammo a parlare di tutto tranne che del film. Forse voleva capire chi fossi, se poteva fidarsi di me. Durante le riprese si creò un ottimo clima. Anche Maria Schneider dichiarò di essersi sentita protetta da Brando e dalla nostra troupe che non era formata da voyeur come le era capitato in un altro film».

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