Sergio Cammariere racconta il suo live di sabato 31 alle Viote per il Bondone Green Festival

di Fabio De Santi

Sergio Cammariere attraverso dieci album ha definito la sua poetica musicale che si muove fra la musica d'autore e il jazz. Una dimensione che lo ha portato ad essere apprezzato anche dal grande pubblico grazie anche alla sua partecipazione, in diverse occasioni, al Festival di Sanremo. Con i brani del suo ultimo disco "La fine di tutti i guai", uscito lo scorso maggio, Sergio Cammariere aprirà, sabato alle 17, alle Caserme austroungariche delle Viote, la prima edizione del "Bondone Green Festival", per un live in qurtetto dalle forme acustiche come ci racconta il musicista.

Cammariere, che disco è "La fine di tutti i guai"?

<Questo album rappresenta il mio momento, quello che sono oggi, come musicista e anche come uomo perché i due aspetti, quando si è artisti, non si possono scindere. Avevo voglia di pubblicare queste canzoni che hanno un genere per me indefinibile, non sono jazz, non sono blues, non sono pop ma insieme sono tutto questo>.

 

"La fine di tutti i guai" è anche il suo decimo album: che sensazione le da guardandosi alle spalle questo traguardo?

<Diciamo che aver messo in fila tutti questi dischi mi fa un certo effetto. Penso a "I ricordi e le persone", il mio primo album come cantautore uscito nel 1993 e diviso a metà con Roberto Kunstler. Da quel momento è iniziato un cammino di note, un sentiero di musica, che mi ha portato fino ad oggi. Dietro questi dischi c'è un lavoro creativo con testi scritti quasi sempre proprio insieme a Kunstler: siamo due intarsiatori di testi, due persone che cercano sempre la parola giusta e allusiva quanto basta. Mi piace molto raffinare le liriche delle canzoni, non è facile e mi da grandi soddisfazioni, magari più che creare le musiche, un processo per me, che amo anche improvvisare, più spontaneo>.

La stuzzica l'idea di suonare in un contesto legato alla natura come accadrà sabato sul Monte Bondone?

<Credo sia molto stimolante. In Trentino alcuni anni fa ho suonato a Villa Welsperg per i Suoni delle Dolomiti e sono felice di tornare in una situazione come quella del "Green Festival". In queste occasioni emergono i suoni dell'anima ed è la natura stessa che offre l'ispirazione per l'artista che si trova come in una sorta di placenta verde in cui quasi si respira il cielo>.

Che live set ha preparato per questa occasione? <In Bondone mi accompagneranno tre musicisti quali Amedeo Ariano, al contrabbasso, Luca Bulgarelli, alla batteria e Daniele Pittarelli al sax. Suoneremo alcune tracce del nuovo cd accanto ad alcuni dei miei pezzi storici come "Dalla pace del mare lontano", "Tempo perduto" e "Sorella mia">.

Il suo immaginario è sempre stato legato anche alla dimensione delle immagini con una serie di colonne sonore per film e documentari: c'è qualche progetto che va verso questa direzione?

<Mi ha sempre affascinato questa dimensione e sto lavorando anche ora su diversi progetti. Il mio primo approccio con il mercato discografico si lega, era il 1991, alla colonna sonora del film di Pino Quartullo "Quando eravamo repressi" e da allora ne avrò fatte almeno una ventina. Fra le ultime ricordo "Il banchiere anarchico" di Giulio Base ma la sorpresa di quest'anno è uno short film in animazione di un regista siciliano che ha usato alcuni miei brani per piano solo fra cui "Dodici minuti di pioggia" che è diventato, tradotto in inglese il titolo della pellicola. Questo cortometraggio ha vinto un sacco di premi in diversi festival internazionale>.

Qual è il rapporto fra Sergio Cammariere e i social? <Il futuro della musica, ma non solo, passa dal web e dai social. Da quando le case discografiche non ci sono più e le radio si sono, purtroppo, sempre più appiattite su un certo mood sonoro, i social e la stampa sono uno dei pochi modi per far conoscere quello che stai facendo sia per i giovani che per musicisti navigati come me>.

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