La nostra intervista a Roy Paci in concerto il 2 novembre a Trento

di Fabio De Santi

Sarà la tromba di Roy Paci a scandire con i suoi ritmi la festa del "Dìa de los muertos" l'evento in salsa messicana previsto per domani, venerdì 2 novembrem al teatro di SanbàPolis. Una giornata, s' inizia alle 15, fra spettacolo, intrattenimento e musica, che culminerà in serata proprio con l'artista siciliano accompagnato on stage dagli inseparabili Aretuska la band al suo fianco ormai da anni. Al centro del live ci saranno anche le canzoni dell'ultimo disco d'inediti di Roy Paci "Valelapena" come ci racconta in questa intervista il trombettista siracusano.

Roy Paci, che effetto le fa essere a Trento per una festa così particolare come quella del "Dìa de los muertos"? "Sono sempre stato affascinato dalla cultura latina e dalle sue tradizioni anche se in Italia non si è mai festeggiata questa ricorrenza perché è una festa che non ci appartiene, un rituale che sentiamo lontano. Qui viviamo in maniera diversa il rapporto con la morte mentre, come accade in Messico, c'è la voglia di esorcizzare questo passaggio anche festeggiando. Da ragazzino suonavo con la banda del mio Paese accompagnavamo spesso anche ai funerali. La musica anche in questo caso diventava un modo per esorcizzare il dolore".

Ha studiato qualcosa di speciale per questo concerto? «Ci saranno alcune sorprese che in quanto tali non rivelerò ( sorride sornione Roy Paci n.d.r.). Quando stavamo lavorando al nuovo cd ci siamo domandati in che modo saremmo riusciti a portarlo sul palco. La resa live di un disco come questo è stata senza dubbio una sfida, ma è una sfida stimolante. Rispetto al passato quindi è uno spettacolo rinnovato nei suoni, in linea con la nuova fatica discografica, ma sempre fedele a quei principi che hanno contraddistinto la nostra carriera con un impatto sonoro identitario e tanto divertimento, sopra e sotto il palco. A Trento suoneremo sia i brani del nuovo disco sia canzoni del nostro repertorio riarrangiate per l'occasione dando maggiore spazio, rispetto al passato, al sound elettronico».

Molti considerano "Valelapena" come il suo disco della svolta: condivide questa visione? "Sì, è un disco di cambiamento perché ho virato verso territori sonori che mi interessava perlustrare, mondi che avevo dentro e che volevano emergere. Non ho mai fatto muro davanti alle innovazioni e quindi mi sono aperto anche all'elettronica e ad un sound innovativo spesso lontano da quello che proponevo un tempo".

Cosa evidenzia questo titolo allora? "Si lega alla dimensione degli Aretuska, al fatto che per noi sia valsa la pena continuare a portare avanti un progetto ormai ventennale, e lo facciamo ancora con grande entusiasmo. Gli Aretuska affondano le loro radici in un momento storico che apparteneva ad una precisa era della musica alternativa italiana, quella molto fertile della metà degli anni '90. Oggi pensiamo che debba valere la pena, dopo così tanto tempo, produrre un album e scrivere cose nuove legate al presente e al mondo che ci circonda con un certo tipo di etica e di dignità musicale".

Fra i brani anche "Revolution", un titolo che rimanda al cambiamento.

"Credo che anche in un momento così difficile, fatto di chiusure e di muri un po ovunque non si debba mai perdere di vista l'idea di un mondo senza barriere. Da sempre c'è chi opera per creare steccati e confini fra le culture e i popoli, chi non sopporta le contaminazioni e le diversità. Io credo che il futuro ci rivelerà delle belle sorprese e un mondo sempre più aperto e meticcio come già da sempre accade per chi fa musica".

Guardando al futuro cosa c'è nel 2019 di Roy Paci?

"Sto lavorando al mio primo spettacolo teatrale in cui infilerò tutto il mio bagaglio musicale dagli Arestuska al balkan sound alle marce funebri appunto. L'idea è di dare forma a qualcosa in grado di spiazzare il pubblico andando oltre la musica per creare una narrazione".

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