Lavoro

Famiglie cooperative, Cgil e Uil attaccano: «Solo capitalismo improvvisato in salsa mutualistica»

Bozzato e Pichetti: «Oggi, davanti agli effetti concreti sulle condizioni salariali, possiamo affermare con forza che abbiamo avuto ragione a non firmare un contratto ingiusto che scarica le fragilità del sistema sulle spalle di chi lavora». Sedici le realtà che hanno chiuso in perdita il 2024 e l'integrativo ha trasformato una parte importante della retribuzione in salario variabile, legata al risultato economico

IL NODO Famiglie Cooperative, il nuovo contratto integrativo firmato solo dalla Cisl
 

TRENTO - «Abbiamo scelto di non firmare un contratto che fin dall'inizio giudicavamo ingiusto. Oggi, davanti agli effetti concreti sulle condizioni salariali, che sono ormai evidenti a tutte e tutti, possiamo affermare con forza che abbiamo avuto ragione».

A dirlo sono Luigi Bozzato, segretario generale Filcams Cgil, e Stefano Picchetti, segretario generale UILTuCS, insieme a Carla Tatti (funzionaria Cgil) e Vassilios Bassios (funzionario Uil). Il tema è quello delle Famiglie Cooperative, con 16 che hanno chiuso in perdita il 2024. E tra i conti in rosso e il contratto integrativo, che ha trasformato una parte importante della retribuzione in salario variabile, intervengono i rappresentanti sindacali. 

«Hanno scaricato le fragilità del sistema sulle spalle di chi lavora, senza introdurre clausole di salvaguardia né vincoli concreti di redistribuzione, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti: chi lavora ha perso, mentre le disuguaglianze tra cooperative sono aumentate. Un impianto che si è rivelato utile solo a dividere i lavoratori e a deresponsabilizzare i vertici

Chi ogni giorno tiene in piedi i punti vendita, i magazzini, le casse, i reparti freschi è stato lasciato senza certezze, senza tutele, senza riconoscimento», accusano Bozzato e Picchetti. I sindacati ricordano come i lavoratori siano stati lasciati «soli, disarmati, privi di voce».

«Ma la ferita più profonda - aggiungono - resta quella delle retribuzioni cronicamente basse, ben documentata anche dal recente studio della CGIA di Mestre: il 70% delle lavoratrici e dei lavoratori del settore guadagna meno di 1.350 euro netti al mese. Salari che non permettono una vita dignitosa, aggravati da part-time involontari, orari discontinui e carichi fisici sempre più pesanti. Chi lavora a tempo pieno non può vivere con stipendi da sussistenza. In questo contesto, tagliare l'integrativo o trasformarlo in una variabile aleatoria è un atto antisociale e irresponsabile». 

Riguardo ai bilanci, «persino nelle cooperative in attivo non è stata redistribuita alcuna quota. Quelle in perdita, invece, continuano a chiedere "sacrifici", come se la responsabilità delle inefficienze fosse di chi lavora. Questa non è cooperazione: è capitalismo improvvisato in salsa mutualistica. Assistiamo a logiche aziendali che svuotano la dignità del lavoro».

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