Sviluppo / Crisi

Il Trentino è in recessione? Aumentano le imprese che non hanno fatto alcun investimento (nel 2023)

L’analisi del centro studi della Camera di Commercio: aumentano i volumi in generale, ma preoccupa la scarsa propensione delle piccole e medie imprese

ALLARME La Cgil: il rischio di una "tempesta perfetta"

TRENTO. Da una settimana il tema è all’onore delle cronache: il sistema produttivo ed economico del Trentino è in crisi? Lo ha detto – lanciando l’allarme – il segretario generale della Cgil, Andrea Grosselli. Lo hanno ribadito in molti, compresi gli industriali e le Acli. Unica voce contraria, quella dell’assessore allo sviluppo economico Andrea Spinelli, che invece crede che «non c’è alcuna crisi». 

Oggi un dato in più: l’analisi della Camera di Commercio di Trento sugli investimenti delle imprese. Con dati in chiaroscuro: aumentano gli investimenti in generale, ma aumenta il numero di imprese che non ne fanno. Con due velocità fra grandi e piccole aziende.

L’indagine annuale curata dall’Ufficio studi e ricerche della Camera di Commercio di Trento ha rilevato che, nel corso del 2023, gli investimenti delle imprese trentine hanno registrato un aumento pari a +8,3% sull’anno precedente. Si tratta di un valore significativo rispetto alla precedente rilevazione (+0,5%) e determinato in parte dalle dinamiche inflazionistiche, che nel 2023 hanno registrato una crescita sensibile, causando un aumento dei prezzi di beni e servizi.

L’aumento degli investimenti ha interessato, in via primaria, i settori del commercio al dettaglio (+34,2%), del manifatturiero (+11,8%), del commercio all’ingrosso (+5,2%), le costruzioni (+4,7%) e i trasporti (+1,2%). Solo il comparto dei servizi alle imprese è stato caratterizzato da una diminuzione pari a -13,0%. 

Se si considera la dimensione d’impresa, si riscontra una differenziazione netta tra le attività con oltre 10 addetti, che si contraddistinguono per una crescita sostenuta degli investimenti, e le imprese più piccole, da 1 a 10 addetti, che evidenziano una diminuzione del 15,7% rispetto al 2022.

Lo scorso anno, la crescita degli investimenti materiali (+9,4%) ha superato abbondantemente l’aumento degli investimenti immateriali (+1,8%), con un maggiore impegno economico nella realizzazione di impianti e acquisto di macchine e attrezzature per la produzione (+24,9%), appannaggio soprattutto dei comparti manifatturiero, costruzioni e trasporti, compreso quello a fune. Significativo, inoltre, l’aumento degli investimenti in fabbricati e terreni (+12,4%), che ha interessato prevalentemente il settore del commercio, all’ingrosso e al dettaglio.

Per quanto riguarda, invece, gli investimenti immateriali (marketing, software, ricerca e sviluppo...) si segnala una crescita nel settore manifatturiero e una diminuzione nel comparto dei servizi alle imprese e terziario avanzato.

Nel 2023 il 19,2% delle imprese del campione indagato non ha effettuato alcun investimento (erano il 18,1% nel 2022 e il 16,7% nel 2021). Si tratta generalmente di imprese piccole o medio-piccole con un fatturato medio pari a circa 190mila euro per addetto. 

Le finalità degli investimenti, non si discostano significativamente da quelle registrate nella precedente rilevazione e riguardano principalmente la sostituzione di impianti usurati, guasti e obsoleti (58,4%), il miglioramento di qualità rilevanti dei prodotti esistenti (29,4%), l’ampliamento della capacità produttiva (28,7%) e il risparmio di energia (25,2%). Quest’ultima voce ha sperimentato una crescita significativa nell’ultimo periodo, passando dal 17,2% del 2020 fino a oltre il 25% dello scorso anno. 

Analizzando i fattori che possono aver determinato le decisioni di investimento, risulta che le imprese sono state influenzate soprattutto da condizioni monetarie e finanziarie favorevoli (33,1%), ma anche, e in maniera rilevante, dall’andamento della domanda per l’impresa (26,7%) e del mercato di riferimento (25,5%). Seguono, ma pur sempre con percentuali significative, il credito d’imposta per investimenti in beni strumentali materiali (19,5%) e gli incentivi e le agevolazioni, introdotti a livello provinciale (18,8%). Hanno invece influito in misura marginale il credito d’imposta per le spese in R&S (3,0%) e il credito d’imposta per gli investimenti in beni strumentali immateriali (2,5%).

“Il quadro sull’andamento degli investimenti, delineato dalla ricerca dell’Ufficio studi e ricerche – ha commentato Andrea De Zordo, Presidente della Camera di Commercio di Trento – riflette una situazione fatta di luci e ombre. A livello complessivo, la crescita registrata è un dato positivo, anche se in parte giustificato dall’inflazione, che nel 2023 ha condizionato l’andamento dell’economia. Scendendo più nel dettaglio d’analisi, preoccupa però la scarsa propensione a investire delle piccole e medie imprese e di quella crescente porzione di aziende, che ha sospeso ogni investimento”.

comments powered by Disqus