Agricoltura / Il problema

Assomela non ci sta: “L’Unione europea riveda al più presto il divieto d’imballaggio”

Al momento il regolamento prevede di fatto che la frutta e la verdura vengano commercializzate sfuse, ad eccezione delle unità di vendita superiori ad 1,5 kg, e perciò riguarderebbe non solo gli imballaggi in plastica, ma tutte le tipologie di imballaggio, anche quelle in cartone

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TRENTOAssomela chiede alle istituzioni europee di riconsiderare il divieto di imballaggio così come proposto dall'attuale bozza di regolamento, studiando prima gli effetti che un tale divieto potrebbe avere su certi settori e di stabilire una tempistica ragionevole che permetta sia un adeguato dialogo che una maggiore trasparenza verso i partner coinvolti, produttori ma anche consumatori.

Il Consorzio, che rappresenta il 75% della produzione melicola nazionale, ha ufficialmente risposto alla consultazione pubblica promossa dalla Commissione Europea in merito alla proposta di regolamento sugli imballaggi e i rifiuti da imballaggi (PPWR). Il regolamento prevede di fatto che la frutta e la verdura vengano commercializzate sfuse, ad eccezione delle unità di vendita superiori ad 1,5 kg, e perciò riguarderebbe non solo gli imballaggi in plastica, ma tutte le tipologie di imballaggio, anche quelle in cartone.

"La Commissione - si sottolinea in una nota - sembra non aver considerato le innumerevoli funzioni dell'imballaggio nel settore ortofrutticolo: l'imballaggio serve a trasportare e proteggere il prodotto durante le movimentazioni e le operazioni di logistica, è necessario per prolungare la durata di conservazione e prevenire gli sprechi alimentari nonché per evitare contaminazione microbiologica. L'imballaggio serve inoltre per comunicare informazioni obbligatorie verso i consumatori (es. la varietà, la tracciabilità, l'origine…), ma anche per parlare al consumatore con soluzioni innovative che aiutino a differenziare il prodotto, nel caso delle mele l'esempio delle nuove varietà è lampante".

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