Vendemmia / Lo studio

Con il clima rovente la resa delle vigne diventa eccellente, la stima degli esperti

L’analisi di Bankitalia prevede che la qualità dei vitigni crescerà del 20-40% come diretta conseguenza dell’aumento delle temperature. I dati prendono in considerazione il periodo 2000-2030 e si focalizzano sulle colture di grano duro, uva e mais. Tre gli scenari possibili 

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di Domenico Sartori

TRENTOCon l'aumento delle temperature, la resa dei vitigni trentini può crescere del 20-40%. Lo dice uno studio di Bankitalia, appena pubblicato, che ha stimato l'impatto del cambiamento climatico sull'agricoltura nazionale.

Lo studio (Climate change ad Italian agricolture: evidence from weather shocks) è firmato da Antonio Accetturo e Matteo Alpino del Servizio struttura economica (il vecchio centro studi) della Banca d'Italia. Accetturo è un economista che fino allo scorso febbraio era in servizio presso la sede di Trento di Bankitalia.Lo studio prende in considerazione lo scenario sviluppato dall'Ipcc (Intergovermental panel on climate change) correlandolo con i dati dell'impatto delle variabili meteo elaborate dall'Istat.

In particolare, l'analisi degli economisti di Bankitalia si appunta su tre colture: mais, grano duro e uva, considerando, in premessa, che quest'ultima appare meno sensibile alle alte temperature che i cereali. La scarsità di cibo provocata dal cambiamento climatico, viene riportato nell'introduzione, ha effetti sostanziali sul benessere dei consumatori e la riproduzione della vita, ma i prodotti agricoli sono pure input essenziali per altri settori importanti dell'economia e su tutta la filiera industriale ad essi legata.

Tre, in sintesi, gli scenari di temperatura valutati per il periodo 2000-2030. E, ad ogni scenario, quello rispettivo relativo alle rese. Cosa emerge? C'è un primo scenario, che stima nella stagione aprile-settembre, un aumento più contenuto delle temperature. Un secondo scenario, quello peggiore, in cui l'aumento è di circa 1,4 gradi: tantissimo. E c'è un terzo scenario, intermedio, con una previsione di incremento tra 0,6 e 1 grado.

Quali sono le conclusioni dello studio di Bankitalia? Che, intanto, il sistema tiene. Che, nei primi due scenari, per quanto riguarda i vitigni, c'è un aumento delle rese tra il 10 e 15%. Che, nello scenario intermedio, il Trentino beneficia dell'aumento delle temperature più dell'Alto Adige, con il citato in premessa incremento delle rese stimato tra il 20 e i 40% (sopra Salorno è previsto tra il 10 e il 15%).

Tutto bene? Calma e gesso. Perché dallo studio degli economisti di Bankitalia l'invito alla prudenza è dichiarato. L'aumento delle temperature è stimato fino al 2030, e fin qui i picchi di calore sono tollerati, portando pure ad un aumento delle rese nei campi e vigneti (anche per il mais e il grano duro). Ma il 2030 è dietro l'angolo. Sette anni sono un nonnulla. E, dopo il 2030, si entra in altro mondo: «Le nostre previsioni» scrivono i due economisti «implicano necessariamente che considerando scenari più pessimisti e/o a più lungo termine, gli effetti del cambiamento climatico sull'agricoltura italiana sarà più negativo».

Come dire: nel breve orizzonte, il caldo fa bene anche ai vigneti trentini (che si stanno alzando di quota, ndr). Ma il treno del cambiamento climatico corre veloce. Troppo. E, se non lo si ferma, prima o poi si andrà a sbattere.

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