Economia / L’appello

L’allarme dei panificatori trentini: negli ultimi sei anni persi 160 posti di lavoro e la situazione è ancora critica

Il presidente Emanuele Bonafini: “Chiediamo di prevedere ulteriori incentivi per le nostre imprese e per reggere la concorrenza di un mercato sempre più aggressivo, sopperire alla carenza cronica di manodopera e tutelare l’immagine dei panificatori è necessario creare anche i presupposti per avere mano d’opera qualificata”

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TRENTO. È ancora critica la situazione della panificazione in Trentino: aumenti delle materie prime, rincari dei prodotti energetici sommati alla difficoltà di reperire personale ed alla concorrenza dei grandi gruppi industriali mettono in difficoltà le attività tradizionali. Il presidente Bonafini chiede interventi per tutelare e sostenere la filiera del pane, “prodotto genuino e autentico, espressione del territorio e delle sue tradizioni”.
 

Si è riunita oggi, 21 marzo, l’assemblea generale dell’Associazione panificatori del Trentino per tracciare, come di consueto, un bilancio sull’attività svolta nel corso dell’anno passato e per fare il punto sulla situazione della categoria. Una situazione ancora difficile, perché l’aumento del prezzo delle farine e delle materie prime in generale e quello dei prodotti energetici stanno mettendo a dura prova i bilanci delle aziende. Aziende che devono fare i conti con una crescente difficoltà di reperimento della manodopera e con una concorrenza con i grandi gruppi industriali che peggiora ulteriormente le prospettive per il futuro.
 

«L’aumento dei costi energetici e delle materie prime - ha spiegato il presidente Emanuele Bonafini - sostenuti dalle nostre imprese nell’ultimo anno, in molti casi addirittura quadruplicati rispetto al 2021, e fondamentali per la produzione di pane fresco e prodotti da forno, ha messo gravemente a rischio la tenuta dei nostri panifici, determinando danni soprattutto a carico delle realtà medio piccole e con conseguenze dirette anche sui consumatori. A causa dell’impatto dei costi che non hanno precedenti dal dopoguerra ad oggi - soprattutto quelli energetici, del carburante, del lavoro e delle materie prime - la produzione del pane tradizionale trentino, così come la figura professionale del “pistore”, sono a rischio sempre maggiore di estinzione, in favore invece dei grandi colossi industriali che continuano a registrare costanti aumenti di profitto e di potere di mercato».
 

«A livello nazionale, Confcommercio* ha ipotizzato che da qui alla metà del 2023 il settore potrebbe perdere fino a 1.350 attività e 5.300 occupati - a fronte di 25 mila imprese attive e 90 mila addetti - in assenza di aiuti concreti alle imprese della panificazione e di interventi strutturali finalizzati a limitare l’impatto negativo della crisi energetica. Va inoltre tenuto in considerazione che se negli ultimi 6 anni in Italia il settore ha subito una perdita di circa 5 mila imprese, anche in Trentino, nello stesso arco temporale, le imprese della panificazione che hanno definitivamente cessato l’attività sono 36, con una perdita di 160 posti di lavoro, lasciando poco meno di un centinaio di imprese attive ed operanti sul territorio».
 

«Per richiedere interventi concreti a tutela del patrimonio culturale ed imprenditoriale territoriale rappresentato dal mondo della panificazione trentina, l’Associazione Panificatori ha presentato a marzo una campagna di mobilitazione e sensibilizzazione rivolta all’opinione pubblica ed alle istituzioni del Trentino denominata “Forni Spenti”. Alle Istituzioni locali abbiamo chiesto, e richiediamo anche in questa sede, di intervenire concretamente e subito inserendo il codice di attività ATECO 10.71.10 delle imprese di panificazione nelle categorie individuate per gli aiuti e ripristinando, nella nuova legge provinciale relativa agli interventi a sostegno del sistema economico trentino, la maggiorazione per la “filiera della produzione di pane”. Chiediamo inoltre di prevedere ulteriori incentivi per le imprese della panificazione, nell’ambito della Legge provinciale 13 dicembre 1999 n. 6, anche in relazione a progetti per la crescita, la promozione e la qualificazione del settore e di poter inoltre definire, con l’intervento degli assessorati di competenza, maggiori accordi di filiera con i produttori, con l’intento di una maggiore collaborazione tra le aziende del territorio. L’obiettivo è quello di incentivare ed agevolare le piccole imprese della panificazione ad utilizzare prodotti e materie prime locali, lavorando per avere una filiera più sostenibile corta, locale e attenta alla qualità, con prezzi di fornitura garantiti, competitivi ed accessibili».
 

Grande importanza viene riservata, come di consueto, alla formazione, grazie anche alla presenza della Scuola di Arte Bianca: «Per reggere la concorrenza - ha spiegato Bonafini - di un mercato sempre più aggressivo, sopperire alla carenza cronica di manodopera e tutelare l’immagine dei panificatori è necessario creare anche i presupposti per avere manodopera qualificata, ricambio generazionale e continuità nelle attività. Un obiettivo importante quindi per la nostra associazione è il sostegno alla crescita continua della Scuola di Arte Bianca e Pasticceria di Rovereto, che ci ha visti impegnati nel corso dell’anno in molteplici incontri con gli organi provinciali competenti, al fine di poter trovare non solo una nuova e più adeguata sede alla struttura ma anche per sostenere l’attività di formazione scolastica e di riqualificazione professionale post diploma, per garantire la possibilità di essere sempre aggiornati su tecniche e sviluppi dell’attività di panificazione».
 

«Con l’anno scolastico 2023-2024, la scuola, su sollecitazione della nostra associazione, partirà con una nuova proposta formativa, formulata dall’assessorato all’istruzione: un quinto anno formativo professionalizzante di “Tecnico Superiore della Panificazione e della Pasticceria” che formerà figure specializzate in grado di conoscere e gestire le problematiche relative all’intero ciclo produttivo, da poter inserire subito all’interno delle aziende. Una formazione su misura per le aziende, con un quinto anno aperto a tutti, anche alle aziende che desiderano formare i propri dipendenti, e con un’alternanza di 500 ore da svolgere all’interno delle aziende stesse».

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