Rialzi / La crisi

Mutui, rate anche oltre il 30% dei redditi: con l’ulteriore rialzo dei tassi, sempre più famiglie in crisi

Abbiamo provato a fare una simulazione considerando un mutuo da 150mila euro in 20 anni. A giugno del 2022 usciva una rata da 741 euro al mese. Ora, con un Euribor attorno al 3 per cento e il solito spread, la rata sale a 948 euro al mese: un extracosto di 200 euro al mese e un potenziale maggior esborso in interessi di circa 50mila euro in 20 anni

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di Daniele Battistel

TRENTO. Come una marea che alzandosi travolge tutto, così l'inesorabile crescita dei tassi di interesse decisa dalla Bce rischia di mandare sotto acqua tante famiglie che negli anni scorsi avevano deciso di fare il grande passo per acquistare casa accendendo un mutuo. In meno di un anno la Banca centrale europea guidata dalla presidentessa francese Christine Lagarde ha portato il tasso di rifinanziamento principale da livelli attorno allo zero alla quota del 3,50 per cento cui si è arrivati l'altro giorno.

Detto in maniera semplice, si tratta del tasso pagato dalle banche quando assumono prestiti dalla Bce per la durata di una settimana. Perché in questi mesi si è deciso per sei volte di aumentare questo tasso? L'obiettivo dichiarato dei banchieri di Francoforte è sempre stato quello di far aumentare il costo del denaro per rallentare l'economia e, tramite il calo della domanda, far scendere l'inflazione che da tutti viene considerato il nemico numero uno.Il problema è che se alle banche chiedere denaro a prestito costa di più lo fanno pagare di più anche a chi va da loro a cercare un finanziamento. Ecco perché adesso i mutui costano di più.

Quanto? Abbiamo provato a fare una simulazione considerando un mutuo da 150mila euro in 20 anni. A giugno del 2022 l'Euribor 6 mesi - uno dei tassi di riferimento - valeva attorno anno zero e dunque come interesse si pagava semplicemente lo spread di 1,75 per cento (cioè il differenziale che equivale al guadagno della banca). Ne usciva una rata da 741 euro al mese. Ora, con un Euribor attorno al 3 per cento e il solito spread la rata sale a 948 euro al mese: un extracosto di 200 euro al mese e un potenziale maggior esborso in interessi di circa 50mila euro in 20 anni.

Cifre su cui c'è poco da scherzare. La regola aurea dei direttori di banca che concedono finanziamenti è quello di non erogare mai mutui che superino un terzo delle entrate mensili del soggetto richiedente. Facendo due rapidi conti, una rata da 741 euro al mese è sostenibile da chi guadagna 2.300 euro al mese, ma se essa schizza a 948 per rimanere dentro il paramento del 30 per cento serve una retribuzione da 2.900 euro al mese. Se aggiungiamo che con l'inflazione al 9,3 per cento il costo della vita a Trento aumenta (come scritto da l'Adige ieri) di circa 200 euro al mese per una famiglia media, i conti sono presto fatti.

Tanto è vero che il Centro di ricerca e tutela dei consumatori di Trento, Crtcu, attraverso il suo direttore Carlo Biasior spiega che in queste settimane sta ricevendo «numerose e costanti richieste di aiuto per gestire l'inarrestabile crescita dei tassi d'interesse che si riverbera sui mutui in essere».Biasior spiega che esistono alcune possibilità per i consumatori per gestire al meglio il problema del rialzo delle rate del mutuo: rinegoziazione e surroga.«Rinegoziare - scrive Biasior - vuole dire ridefinire completamente, con la propria banca, le condizioni economiche del contratto di mutuo».

In particolare è possibile per legge passare dal tasso variabile al tasso fisso se il reddito Isee del mutuatario è di 35.000 euro, il mutuo non è superiore a 200.000 euro e non ci sono mai stati ritardi nel pagamento delle rate.

Se non si rispettano questi tre parametri è comunque possibile chiedere alla banca di passare ad un tasso fisso, ben sapendo, però, che questa è una facoltà del consumatore e non un diritto, quindi se la banca non intende modificare nulla, può farlo. L'altra possibilità - suggerisce il Crtcu di Trento - è quella di surrogare il proprio mutuo, «spostandolo cioè ad altra banca con nuove condizioni economiche» che naturalmente vanno "trattate" con l'istituto.

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