Economia / Il caso

Bonus edilizi, il governo ferma la cessione dei crediti: allarme delle imprese

D'ora in avanti per i futuri interventi edilizi resta solo la strada della detrazione d'imposta. Il ministro Giorgetti: "Corretto un meccanismo scellerato". Conte: "Affossata una misura che negli ultimi due anni ha dato un contributo fondamentale alla crescita record del Pil"

CRITICA Superbonus, Ance: sbloccare i crediti o sarà tracollo sistema
LA SVOLTA
Il governo restringe il superbonus: si scende al 90%

ROMA. Via libera ieri sera, 16 febbraio, del Consiglio dei ministri al decreto legge con ulteriori semplificazioni e una nuova governance per il Pnrr. Approvato anche il dl sulla cessione dei crediti dei bonus edilizi. Sui bonus edilizi, superbonus compreso, si volta completamente pagina.

Per i nuovi interventi non sarà più possibile ricorrere alla cessione del credito o allo sconto in fattura. Inoltre si spegne sul nascere l'esperienza da poco avviata da alcuni enti pubblici di acquistare i crediti incagliati: non potranno più farlo.

Innanzitutto, lo stop totale a sconto in fattura e cessione del credito: d'ora in avanti per i nuovi interventi edilizi (non quelli già avviati) resta solo la strada della detrazione d'imposta.

Arriva anche il divieto per le pubbliche amministrazioni ad acquistare crediti derivanti dai bonus edilizi. Uno stop che ferma di fatto un fenomeno che aveva preso piede da poco, ma che aveva avuto un certo seguito. Ma proprio questi acquisti, come ha evidenziato Eurostat, "avrebbero impatto diretto sul debito pubblico", spiega Giorgetti.

Il decreto affronta anche il nodo della responsabilità solidale dei cessionari. Che viene esclusa per chi è in possesso di tutta la documentazione relativa alle opere. Questo per "eliminare le incertezze" che hanno frenato tanti intermediari dall'assorbire questi crediti, spiega il ministro, sottolineando come tutto l'intervento si sia reso necessario "per bloccare gli effetti di una politica scellerata usata" che è finita per costare a 2mila euro a ciascun italiano. Ora l'urgenza è "riattivare la possibilità per gli intermediari nell'acquisto di questi crediti" rimasti incagliati, sottolinea Giorgetti, spiegando che nel mirino non c'è il superbonus, ma la cessione dei crediti d'imposta: una montagna da "110 miliardi", che deve essere gestita.

Di qui l'appello alle banche per un'azione di sistema per coprire questo "bucone". E proprio al settore bancario, già prima del cdm, Giorgetti avrebbe proposto alcune azioni tra cui meno responsabilità in carico alle banche con una maggiore "circolarità giuridica" che permetta di far ripartire le cessioni dei crediti, un ruolo più incisivo delle imprese pubbliche nell'acquisto degli stessi e contatti per risolvere eventuali problemi successivi nelle norme. Un messaggio rassicurante è rivolto anche alle imprese edili: "faremo tutto il possibile", dice il ministro. E infatti per lunedì è già in calendario un incontro a Palazzo Chigi con le associazioni di categoria.

Stop alla cessione dei crediti ed e' subito allarme delle imprese

E' la maxi-stretta con cui il governo interviene sul tormentato dossier del Superbonus

Ma tutto il settore dell'edilizia accoglie con grande preoccupazione la decisione del governo.

"Se, come sembra in queste ore, il Governo bloccherà per sempre la cessione di nuovi crediti senza aver individuato prima una soluzione per sbloccare quelli in corso vorrà dire che si è deciso di affossare famiglie e imprese", avverte la presidente dei costruttori Federica Brancaccio a cdm in corso. Proprio l'Ance aveva dato un primo campanello d'allarme sulle novità in arrivo in mattinata, commentando le indiscrezioni sulla norma per vietare gli acquisti degli enti pubblici: se è così - era l'avvertimento - sarà un "tracollo".

Confedilizia si dice "perplessa" per l'eliminazione della cessione del credito e resta in attesa fiduciosa: "ma buttare il bambino con l'acqua sporca - avverte - non sarebbe la scelta più saggia". Critiche anche dalla politica, a partire dal M5s che tanto si è speso per il superbonus. "E' un colpo letale del governo all'edilizia", dice Giuseppe Conte. E dal Pd Stefano Bonaccini rincara: mandano le famiglie sul lastrico. Nella maggioranza, infine, anche il partito più critico, Forza Italia, di fronte al necessità di mettere in sicurezza i conti ha abbassato i toni.

"Siamo intervenuti - ha spiegato il vicepremier Tajani - perché c'era stata una lievitazione dei crediti", dovuta al fatto che nei governi precedenti - è il riferimento è a Conte - c'è stata una "mancata una pianificazione".

"Non è tanto l'affossamento di una misura ideata dal M5S a preoccuparci, ma il colpo letale al settore dell'edilizia, che negli ultimi due anni ha dato un contributo fondamentale alla crescita record del Pil. Qui si gioca sulla pelle di lavoratori e famiglie e si mette a repentaglio il futuro di almeno 25 mila aziende dell'edilizia, 130 mila posti di lavoro", commenta il leader M5s Giuseppe Conte in un post.

"Sarebbe inoltre un'intollerabile presa in giro degli italiani, considerando le promesse elettorali del centrodestra sulla protezione dei bonus edilizi e la partecipazione di autorevoli esponenti del centrodestra alle tante piazze che si sono riunite a tutela dell'edilizia. Ci chiediamo infine - conclude l'ex premier Conte - come farebbe a restare un minuto di più al Governo un partito, come Forza Italia, che in Parlamento e a livello locale ha promesso e prospettato numerose iniziative a tutela del Superbonus e della cessione dei crediti d'imposta"

L'obiettivo è duplice, spiega il ministro dell'economia Giancarlo Giorgetti: "Risolvere il nodo dei crediti", arrivati ormai a 110 miliardi, e "mettere in sicurezza i conti pubblici". Una mossa che però viene mal digerita dal settore, con le imprese che lanciano l'allarme: così, va all'attacco l'Ance, il governo affossa famiglie e imprese. La mossa del governo, arrivata a sorpresa con un'integrazione all'ordine del giorno del cdm, è il decreto in materia di cessioni dei crediti di imposta relativi agli interventi fiscali. Due soli articoli, ma con misure d'impatto.

Per Giorgetti, "è una misura d'impatto che si rende necessario per bloccare gli effetti di una politica scellerata usata anche in campagna elettorale e che ha prodotto beneficio per alcuni cittadini ma posto alla fine in carico a ciascun italiano 2mila euro a testa. Questo è bilancio di questa esperienza".

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