Carburanti / Il dato

Benzina e diesel alla pari, i gestori: “Via libera alle accise variabili, no ai cartelloni con i prezzi medi”

«Siamo sotto l’euro e 90 al litro, quando in tanti pronosticavano prezzi oltre i 2 euro e 40 - spiega Federico Corsi di Faib Confesercenti - ed è già una buona notizia». Dire cosa abbia causato il calo del prezzo del diesel allo stesso livello di quello della benzina non è altrettanto semplice

TRENTO. Settore merceologico bizzarro quello della vendita di prodotti petroliferi. Se per anni il gasolio è sempre costato quasi un terzo in meno della benzina, dallo scoppio della guerra in Ucraina e con le conseguenti difficoltà ad approvvigionarsi di diesel sul mercato russo, questo è schizzato a prezzi superiori a quelli della benzina. Ora, invece, i costi alla pompa sono pressoché identici.

«Siamo sotto l’euro e 90 al litro, quando in tanti pronosticavano prezzi oltre i 2 euro e 40 - spiega Federico Corsi di Faib Confesercenti - ed è già una buona notizia». Dire cosa abbia causato il calo del prezzo del diesel allo stesso livello di quello della benzina non è altrettanto semplice.
 

«Siamo in un momento così particolare e delicato che non è semplice trovare una ragione, anche perché i carburanti sono soggetti a variazioni costanti, e il valore del barile varia ogni 6 ore. Diciamo che il settore è in attesa di verificare cosa succederà l’indomani dell’esaurimento delle scorte dopo che è scattato l’embargo sul gasolio russo. Dopo l’annuncio del 5 febbraio i prezzi inizialmente si sono alzati, poi c’è stato un riposizionamento verso il basso: ora siamo in una fase di studio».

«Dopo l’annuncio dell’embargo - continua il rappresentante dei benzinai trentini - il governo ha fatto una serie di dichiarazioni per provare a stabilizzare la situazione: prima si è tornati a parlare di taglio delle accise, poi di accise mobili in base al costo alla pompa, ma di concreto non c’è ancora nulla».

A Corsi chiediamo allora se l’idea delle accise variabili potrebbe funzionare.
«Certamente è un sistema che ha una sua logica: più sale il costo della materia prima, più scende la pressione fiscale da parte dello Stato: in teoria questo dovrebbe calmierare i prezzi». Corsi, per altro, va con i piedi di piombo visto il rapporto attualmente molto difficile tra gestori e governo.

«Continuiamo a non essere d’accordo con l’istituzione del cartello con il prezzo medio nazionale perché riteniamo che faccia soltanto confusione, come ha detto anche l’Antitrust. Si fa passare un messaggio non corretto perché sembra che i colpevoli del caro carburante siano i benzinai che, in realtà, sono solo l’ultima ruota del carro. Ribadiamo che se il governo vuol su questa misura, visto che ricade tra gli oneri del gestore, almeno si riducano ulteriormente le sanzioni».

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