L’inchiesta / Il parere

Negozi chiusi, Confcommercio: «Il fiume va recuperato, facciamo i Navigli come a Milano»

Secondo l’analisi di Giovanni Bort, presidente della Camera di Commercio e di Massimo Piffer, vicepresidente, servirebbero anche più parcheggi. La proposta per affrontare la crisi dei commercianti al dettaglio

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di Pierluigi Depentori

TRENTO. «Che fare per invertire il trend nei centri cittadini, iniziando da Trento? Bella domanda». Giovanni Bort, presidente della Camera di Commercio e di Confcommercio è seduto nella sala riunioni della Seac assieme a Massimo Piffer, vicepresidente di Confcommercio e presidente dell'Associazione commercianti al dettaglio. Nelle mani hanno le slides con i numeri aggiornati, ma soprattutto le mail dei responsabili delle varie categorie a cui è stato chiesto di stilare un bilancio e di provare ad affacciarsi al 2023 con il "sentiment" degli associati.

«Non sono periodi facili, soprattutto per chi lavora nei centri cittadini», riconosce Piffer. C'è chi parla di Davide contro Golia, indicando nel "feroce e grosso" il mondo del commercio online che anno dopo anno è una spina nel fianco che erode fatturati, vendite e anche fiducia. Ma l'aria non è quella triste di chi pensa di avere perso la partita, ma quella combattiva di chi vuole vedere avanti con serietà ed impegno. «Noi commercianti siamo una categoria tosta, ci stiamo evolvendo, ci mettiamo il massimo impegno».

Il problema numero uno resta quello della burocrazia. «Serve visione, ma serve anche rapidità di azione», dicono in coro Bort e Piffer. «La politica deve lavorare assieme a chi è del mestiere. Per anni abbiamo lasciato che prima le banche e poi i franchising prendessero i locali più importanti di Trento, facendo andare alle stelle i prezzi di quello che stava lì vicino», prosegue Piffer.

«Ma spetta alla politica, soprattutto, dare una reale prospettiva ragionando anzitutto di urbanistica commerciale. Mi sono piaciuti i ragionamenti del sindaco di Trento Franco Ianeselli su come poter sfruttare il fiume Adige. E cerco di andare oltre: abbiamo ormai un numero enorme di studenti universitari in città, ma se noi non diamo una vita notturna sana a questi studenti, se ne vanno tutti via. E allora perché non sfruttare il fiume Adige nel tratto che dalla stazione della funivia va fino alle Albere per creare una nuova realtà attrattiva, come ha fatto Milano con i Navigli?»

«Si porterebbe la vita notturna fuori dal centro storico con buona pace dei residenti, e nel contempo si creerebbe un nuovo flusso che potrebbe essere molto importante sotto il profilo commerciale. Lancio una proposta che spero possa essere accolta per avviare un ragionamento in tempi brevi. E il buon dialogo che si è creato tra Ianeselli e Fugatti, entrambi della generazione dei giovani politici che possono guardare oltre i ragionamenti di breve periodo, è davvero un buon segnale per poter andare nella direzione giusta».

Massimo Piffer riassume tutto con un concetto che ribadisce più volte: «Nei centri storici sono le norme che si devono adattare all'esistente, e non l'esistente che si deve adattare alle norme. Questo è l'unico modo per cercare di porre un freno al depauperamento commerciale dei centri cittadini, oltre ad interventi molto ben mirati di tipo fiscale».

Tra i problemi individuati e che andrebbero risolti al più presto, c'è quello legato ai parcheggi per poter rendere il centro città, a partire da Trento, un vero e proprio "centro commerciale naturale", oltre ad un discorso di metrature: «Negozi più ampi permetterebbero di aumentare e diversificare l'offerta, anche perché sennò sarà sempre più difficile fare concorrenza alla varietà che può offrire il commercio online», dice Bort.

«Ma soprattutto il centro storico deve essere facilmente raggiungibile. A Trento servono nuovi parcheggi nell'immediata cintura del centro, anche perché alcuni di quelli esistenti sono destinati a scomparire, come quello all'ex Sit». Altrimenti, è il ragionamento, una società che corre sempre più ai mille all'ora porterà a preferire sempre più le nuove zone commerciali dove il parcheggio non è un problema, portando i flussi degli acquisti sempre più lontani dal centro.

«Abbiamo sempre meno tempo a disposizione, o perlomeno dedichiamo sempre meno tempo agli acquisti», prosegue Bort. «È vero che il centro va liberato dalle macchine, ma va liberato nella misura in cui crei delle vicine infrastrutture che ti permettono di raggiungerlo agevolmente. Negli anni Ottanta il parcheggio dell'Autosilo Buonconsiglio l'abbiamo costruito noi attraverso la Terfin, e mi ricordo ancora le proteste ai tempi della progettazione e poi della realizzazione, e ora tutti riconoscono la sua importanza.

Sul parcheggio interrato di piazza Fiera uguali proteste, salvo poi riconoscere ora che è sempre pieno. La realtà è che ci vorrebbero tanti altri parcheggi nell'immediata cintura del centro storico, sotto le piazze, per riuscire ad invertire il trend delle chiusure e dare la stessa "comodità logistica" di un centro commerciale», concludono Bort e Piffer.

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