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Credito, la Cassa rurale di Trento “chiude” gli sportelli nel pomeriggio

Negli istituti cooperativi si affronta una dieta dimagrante sul fronte dei dipendenti. Dal 2016 ci sono stati 450 prepensionamenti e 169 nuovi ingressi

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di Domenico Sartori

TRENTO. Soci e clienti si preparino: da lunedì 31 ottobre, gli sportelli della Cassa di Trento cambiano orario. Stop alla tradizionale attività di sportello nel pomeriggio.

Dal lunedì al venerdì, nelle 49 filiali della principale Cassa Rurale del Trentino, il servizio cassa sarà operativo solo al mattino, dalle 8.05 alle 13.20. Nel pomeriggio, dalle 14.30 alle 16, sarà offerto il servizio di consulenza e bancassicurazione, attivo anche al mattino.

«Per dare maggiore attenzione e spazio alla relazione e alla consulenza con i nostri clienti» spiega la Cassa Rurale presieduta da Giorgio Fracalossi nell’avviso con cui comunica la decisione e precisa che «le filiali che osservano una orario ridotto o apertura in alcune giornate manterranno invariato l’orario». Dice molto, la scelta della Cassa di Trento, preceduta da altre Cassa Rurali della Provincia. Dice che il credito cooperativo trentino riparte con gli esuberi, riattivando il Foc, il fondo per l’occupazione che negli ultimi anni si è rivelato efficace nell’accompagnare la ristrutturazione del settore.

Dice che, nonostante le fusioni a raffica, e anzi proprio per questo, le Casse Rurali hanno bisogno di intervenire ulteriormente sul contenimento dei costi. Dice che la riorganizzazione serve non solo a prepensionare chi ha più anzianità di servizio e pesa di più sul conto economico, ma anche ad inserire in banca professionalità giovani, a parziale rimpiazzo delle uscite, più attrezzate ad affrontare la rivoluzione digitale della banca online che sconvolge il mondo del credito. «Stiamo definendo il piano entro l’anno» dice il direttore generale della Cassa di Trento, Paolo Pojer «saranno interessate una trentina di persone, ma in ottobre abbiamo assunto 15 giovani a tempo indeterminato. E altre assunzioni sono in arrivo. È fondamentale, oggi più che mai, il ricambio generazionale per il piano di sviluppo della nostra banca».

Lo strumento bilaterale, il Foc, spiega Domenico Mazzucchi, segretario coordinatore della Fabi (Federazione autonoma bancari italiani) del Trentino, ha supportato la riorganizzazione del settore del credito cooperativo locale in modo importante. A fine 2015, il sistema delle Casse Rurali trentine (erano 41, allora, oggi sono 12), macinava perdite per 115 milioni di euro, scesi a 25 l’anno dopo. Al tempo, 18 delle 41 Casse non era riuscito a chiudere in utile. Anni da incubo, frutto delle gestioni e dell’accumulo di crediti deteriorati degli anni precedenti. «Grazie al Foc» dice Mazzucchi «abbiamo messo mano alla riorganizzazione. Uno strumento per affrontare nel modo meno doloroso possibile le difficoltà, tanto che quello trentino è diventato un modello di riferimento anche per altri territori».

Accompagnando i piani degli esuberi delle diverse Casse, il sistema è passato dai circa 2.200 dipendenti del 2015-’16 ai 1.900 attuali. Dall’1 gennaio 2016, sono stati prepensionati 450 bancari, rimpiazzati da 169 ingressi. L’operatività del Foc ha quindi anticipato la riforma del credito cooperativo nazionale che ha poi portato, l’1 gennaio 2019, all’avvio del Gruppo Cassa Centrale Banca. Che ha proseguito nel percorso: dei 450 esuberi totali, 240 sono partiti dopo il gennaio 2019, seguiti da 123 nuove assunzioni. Accompagnare il prepensionamento con il Foc, alimentato con le risorse di aziende e lavoratori, ha garantito una riduzione del 15% del costo del personale a livello di sistema, e anche questo dà ragione dei 75 milioni di utile netto di esercizio nel 2021.

Nei giorni scorsi, le organizzazioni sindacali hanno sottoscritto l’accordo con la Cassa Rurale Alta Valsugana, che ha in organico 183 addetti: il piano prevede l’uscita, da qui al 2025, di 32 persone. a fronte di 18 assunzioni. La Rurale AltoGarda Rovereto (354 addetti e 49 filiali) ne ha già fatto ricorso all’atto dell’ultima fusione. Ora, ha programmato 12 ulteriori prepensionamenti e 6 assunzioni. La trattativa sindacale, sui rimpiazzi, è in corso con la Cassa Rurale Valsugana e Tesino, che ha presentato un piano con 5 uscite (su 121 dipendenti).

«C’è ulteriore bisogno di riorganizzare il settore» dice Mazzucchi «i processi di digitalizzazione, riducendo il servizio di cassa a favore della consulenza e dell’attività di prossimità è stato accelerato dalla pandemia. Ed il Gruppo Ccb sta investendo molto sui servizi online e la consulenza. Non solo la Cassa di Trento sta riducendo gli orari di sportello, anche altri istituti lo fanno. Noi vediamo positivamente il processo, il concentrarsi più sulla consulenza. Le banche devono anche attrezzarsi ad affrontare gli scenari negativi dell’economia». E le grandi banche che hanno fatto? «Il Gruppo Intesa ha ridotto a un terzo il numero delle filiali in tre anni in Trentino. E lo stesso ha fatto Unicredit: un bagno di sangue» dice Mazzucchi «Puntano sui grandi patrimoni e sulle imprese più grandi. Per queste banche, lo sportello è solo un costo da eliminare».

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