Economia / Il bilancio

Per il Sait nel 2021 un utile da 2,6 milioni di euro

Numero sostanzialmente in linea con l'anno precedenti quelli illustrati nel'assemblea della realtà che raccoglie fra i soci una settantina di Famiglie Cooperative. L'aumento dei prezzi in media è stato del 6-8 per cento, Sait spiega di aver risposto a livello commerciale «contenendo il trasferimento sui consumatori a poco più dell'uno per cento»

 

TRENTO. Un piccolo aumento di utile - da 2,2 a 2,6 milioni di euro -, ma anche un leggero arretramento del valore della produzione del Consorzio (da 344,8 a 340 milioni), anche per questioni di diverso perimetro di fatturazione seguito.

I numeri. Chiude con numeri sostanzialmente simili a quelli del 2020 il bilancio del Sait, presentato dal presidente Renato Dalpalù e dal direttore Luca Picciarelli prima alla stampa e poi all'assemblea dei soci, cioè alla settantina di Famiglie Cooperative che aderiscono al Consorzio. Ad esse, tra sconti, ristorni e dividendi, verranno distribuite risorse per 9,4 milioni di euro, in aumento rispetto agli 8 milioni del 2020.

Il bilancio parla anche di un patrimonio netto in crescita di 3,5 milioni e una posizione finanziaria (di cui però non sono state date le cifre) sui livelli dello scorso anno.I conti.

Come anticipato dal presidente Dalpalù qualche settimana fa all'Adige i conti del 2021 hanno sofferto la mancanza della stagione invernale e dunque dei ricavi delle Famiglie Cooperative delle valli turistiche, mentre nel 2020 - dopo un'ottima stagione fredda sugli sci - il lockdown duro aveva favorito le reti ben distribuite sul territorio come quella del Consorzio.

Nel 2021, il sistema Sait ha dunque registrato vendite al pubblico che hanno sfiorato i 500 milioni di euro lordi: il 76 per cento in Trentino (Sait, Superstore e Cooperative), il 16 per cento in Alto Adige, il 3 per cento nel Bellunese e il resto nei supermercati lombardi del gruppo.

Per rispondere alla polemica sulla provenienza dei fornitori, i vertici di Sait dichiarano che il 35 per cento degli acquisti avviene a livello regionale (20 per cento Trentino, 11 per cento Alto Adige, 4 per cento direttamente dalle singole Coop) per un valore di109 milioni.Compresi servizi dei fornitori, retribuzioni e imposte pagate, il Consorzio movimenta a livello regionale oltre 140 milioni, osserva Dalpalù per ribadire il ruolo centrale del sistema Sait in Trentino e Alto Adige.

«Cose mai viste». Questo il titolo dell'assemblea pomeridiana in cui si è naturalmente fatto riferimento al difficilissimo contesto macroeconomico di questi tempi.

Situazione di aumento dei prezzi in media del 6-8 per cento, al quale Sait ha risposto a livello commerciale «contenendo il trasferimento sui consumatori a poco più dell'uno per cento» ha spiegato Picciarelli. un risultato ottenuto riducendo i margini e spingendo sui prodotti a marchio (Coop e simili) sui quali Sait riesce a spuntare condizioni migliori. Il direttore - per altro - non ha nascosto che «se la situazione si cronicizzasse, nel giro di 3-4 mesi saremmo costretti a rialzare i prezzi».

Magazzinieri. Ai soci è stato anche chiesto come muoversi sulla questione dei 70 addetti del magazzino che Sait vorrebbe trasferire alla cooperativa Movitrento. «Non lo facciamo per risparmiare, ma solo per questioni organizzative» ha ribadito ancora una volta Dalpalù, lamentando che i sindacati non hanno mai voluto sedersi ad un tavolo per imbastire una trattativa. «Pur se - ha insistito il presidente - noi abbiamo assicurato ai dipendenti stessi livelli e diritti, stesso inquadramento e la disponibilità a riconoscere in anticipo di quota fissa dell'accordo integrativo».

«Lo sblocco della situazione potrà avvenire solo con una procedura» ha aggiunto Picciarelli, difendendo l'azione del Sait: «Sfido chiunque a trovare un altro esempio di esternalizzazione a parità di trattamento salariale».

Dalpalù in assemblea ha sostanzialmente chiesto ai soci il mandato a risolvere la questione sfidando i sindacati: «Noi abbiamo cercato ipotesi alternative senza trovarle, ora tocca a loro provare a gestire l'esternalizzazione con modi innovativi. Ma per farlo devono presentarsi al confronto, non nascondersi e proclamare scioperi».

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