La protesta / Il no

Sait, altra protesta dei magazzinieri: code di camion e fornitori bloccati

Martedì scorso i magazzinieri sono stati convocati dalla direzione che vorrebbe convincerli a passare in “modo consensuale” a Movitrento, in pratica con la cessione volontaria del proprio contratto alla cooperativa che gestirà il magazzino di via Innsbruck. Netto il muro dei lavoratori che a larghissima maggioranza hanno detto no

TRENTO. Nuova giornata di protesta dei magazzinieri Sait contro la decisione di esternalizzare la loro attività. Questa mattina i lavoratori si sono riuniti in assemblea, dunque hanno deciso di proclamare immediatamente due ore di sciopero e lo stato di agitazione permanente.

Nel giro di pochissimo si sono formate code di camion all’esterno del magazzino con i fornitori bloccati. “La protesta è stata decisa anche alla luce – spiegano i sindacati – dei deludenti confronti con i vertici del consorzio”.

Martedì scorso, infatti, i magazzinieri sono stati convocati dalla direzione che vorrebbe convincerli a passare in “modo consensuale” a Movitrento, in pratica con la cessione volontaria del proprio contratto alla cooperativa che gestirà il magazzino di Via Innsbruck. Netto il muro dei lavoratori che a larghissima maggioranza hanno detto no.

“Al di là delle parole Sait sta spingendo questi lavoratori a fare un salto nel buio – spiegano Paola Bassetti di Filcams-Cgil, Gabriele Goller di Fisascat-Cisl e Vassilios Bassios della Uiltucs che oggi in assemblea hanno raccolto le preoccupazioni e la delusione dei dipendenti -. Sanno perfettamente che il trattamento economico peggiorerà, che non c’è alcuna garanzia occupazionale nel tempo perché questa operazione è un appalto privato senza clausola sociale, che le condizioni di lavoro saranno peggiori perché vedono tutti i giorni i dipendenti di Movitrento che lavorano vicino a loro, i ritmi serrati a cui sono costretti. E’ difficile fare credere che resterà tutto uguale”.

Tra i magazzinieri ci sono dipendenti Sait da trent’anni che oggi si sentono trattati come un oggetto ormai vecchio, di cui disfarsi senza tanti pensieri. E intanto continua il silenzio assordante della Federazione della Cooperazione e della Giunta provinciale che non ha speso fino ad oggi nessuna parola per questi settanta addetti, che in anni di lavoro al Sait hanno contribuito ai risultati del Consorzio, anche facendosi carico di sacrifici.
 

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