I sindacati: «Ripartenza a rischio, bisogna potenziare i centri per l'impiego»

Cgil, Cisl e Uil del Trentino, non è la prima volta, ribadiscono: la ripartenza è a rischio se non si potenziano i centri per l'impiego. Lo ribadiscono all'indomani del focus sul mercato del lavoro in provincia, presentato ieri l'altro.

È un quadro di conferme quello che emerge dalla presentazione dei dati del 35° Rapporto sull'occupazione trentina con un focus specifico non solo sul 2019, ma anche sul 2020, l'anno terribile della pandemia. L'emergenza sanitaria, considerano le tre sigle sindacali, ha impattato in modo importante sul mercato del lavoro provinciale tanto che il dato complessivo dei primi nove mesi dell'anno registra un calo di 14.200 assunzioni ( -12% ) e una riduzione degli occupati di 3.200 unità. Cresce anche il dato sulla disoccupazione nel terzo trimestre del 2020, contenuto solo dal blocco dei licenziamenti e dalla cassa integrazione.

Una fotografia di fronte alla quale Cgil, Cisl e Uil non nascondono la propria preoccupazione. «L'occupazione trentina mostra segnali evidenti di contrazione a causa dell'emergenza sanitaria» ammettono i segretari generali di Cgil ( Andrea Grosselli ), Cisl ( Michele Bezzi ) e Uil ( Walter Alotti ) del Trentino «I segnali di rallentamento sia nel secondario sia nel terziario vanno letti con la massima attenzione perché sono molto probabilmente la punta dell'iceberg di una situazione occupazionale che dovremo fronteggiare nel momento in cui verranno superato il blocco dei licenziamenti per legge».

Per Cgil, Cisl e Uil, dunque, la parola d'ordine è non perdere tempo e agire subito per individuare strumenti e strategia sia sul piano delle politiche passive, con misure di sostegno al reddito, sia di politiche attive per sostenere la riqualificazione e la ricollocazione di quanti perderanno l'occupazione nei prossimi mesi. Per farlo, insistono le organizzazioni sindacali, serve un piano di rafforzamento della pianta organica di Agenzia del Lavoro e dei centri per l'impiego, oggi sotto organico. «Come è emerso dalla discussione con i rappresentanti delle regioni confinanti, Veneto e Friuli Venezia Giulia in questi ultimi anni hanno investito nel potenziamento delle risorse umane dei loro centri per l'impiego, mentre recentemente anche l'Alto Adige ha presentato un programma di ampliamento della pianta organica della ripartizione lavoro. Un dato che dimostra come solo una Pubblica amministrazione più forte e più competente è in grado di rendere efficiente una partnership pubblico/privato sui servizi per l'impiego. Pensare» aggiungono Grosselli, Bezzi e Alotti «di tenere sottodimensionato il personale pubblico esternalizzando un numero crescente di servizi per l'impiego, quindi, non è la strada giusta».

Quella delle politiche attive del resto è una partita strategica anche nella discussione sulle risorse europee di Recovery Fund e Next Generation UE. Parte di questi fondi, ricordano i tre sindacalisti, saranno destinati al mercato del lavoro. Non è ancora chiaro come verranno distribuite le risorse tra Stato e regioni, ma è fondamentale che subito ci sia un'attribuzione chiara e razionale dei compiti tra livello centrale e territoriale per evitare inutili duplicazioni. I mercati del lavoro in Italia hanno caratteristiche ed esigenze diverse quindi interventi uniformi su tutto il territorio nazionale sarebbero inefficaci.
«In questo senso è importante che la Provincia di Trento si attivi nel confronto con Anpal (Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro, ndr) e con il MInistero del lavoro, per favorire un pieno decentramento di competenze e risorse in materia di politiche attive del lavoro», concludono i tre segretari generali di Cgil, Cisl e Uil del Trentino.

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