Ristori, 45 milioni a oltre 7.000 imprese

Il nuovo aiuto è però a rischio per i bar aperti

di Francesco Terreri

In base al decreto Ristori, a 7.300 aziende trentine del turismo, della ristorazione, dello sport, degli spettacoli, colpite dai nuovi provvedimenti di chiusura per contenere la diffusione del Coronavirus, dovrebbero arrivare circa 45 milioni di euro di aiuti a fondo perduto. Le imprese che verrebbero ristorate contano complessivamente 33mila addetti su base annua, compresi quindi i lavoratori e le lavoratrici stagionali che sono la metà del totale. Al conto mancano, come ha sottolineato Assoartigiani ( l'Adige di ieri), le aziende alimentari artigiane, dalle gastronomie alle pizzerie al taglio, che non sono state comprese nell'elenco dei comparti ristorati. Sul nuovo sostegno a fondo perduto pesa poi un'altra incognita. Come sottolineano Cgil Cisl Uil, in Trentino la Provincia ha deciso di non applicare l'ultimo decreto del Presidente del consiglio riguardo alle limitazioni agli orari di bar e ristoranti. Ma così i ristori per i pubblici esercizi aperti sono a rischio.
La mole degli aiuti. 
Il nuovo intervento del governo si aggiunge ai contributi a fondo perduto erogati nei mesi scorsi sia da Trento, 52 milioni a 15mila piccole e micro imprese, sia da Roma, almeno 30 milioni a 8.000 aziende e partite Iva. A queste misure vanno aggiunti gli altri aiuti alle imprese, come il credito d'imposta per i canoni d'affitto e gli sconti fiscali. Lo stesso decreto Ristori prevede la cancellazione della rata Imu di dicembre per le aziende danneggiate dalle chiusure. Ma nel conto dei sostegni al sistema produttivo colpito dalla crisi Covid vanno messi anche i prestiti agevolati garantiti dai Confidi trentini e dal Fondo centrale di garanzia, che sono arrivati a 1 miliardo 53 milioni per 8.059 imprese. In tutto quindi la mole di aiuti all'economia trentina supera 1,2 miliardi di euro.
I nuovi contributi. 
I nuovi aiuti previsti dal decreto Ristori partono da quelli già erogati attraverso l'Agenzia delle Entrate, a risarcimento parziale dei cali di fatturato del lockdown di primavera, e per alcune categorie, come discoteche e sale da ballo, li aumentano fino al 400%. In particolare, alla ristorazione va il 200% dell'aiuto precedente, ai bar il 150%, agli alberghi e altri esercizi ricettivi il 150%, alle attività culturali e ricreative il 200%. Della precedente misura non abbiamo il dato definitivo, ma il dato parziale a luglio segnalava in Trentino 8.005 domande di 7.848 contribuenti, di cui 5.582 già ristorati. L'aiuto medio ad azienda e partita Iva è stato di circa 3.700 euro. Su questa base, applicando le maggiorazioni previste, si arriva alla stima di 45 milioni di contributi alle 7.300 imprese attive dei settori considerati (dato Camera di commercio), tra cui 1.800 bar, 1.400 ristoranti, 1.600 alberghi.
«Meglio fare come a Bolzano». 
«Sostenere le imprese in difficoltà è un dovere per le istituzioni. Bene quindi ha fatto il governo ad approvare un decreto legge stanziando 2,4 miliardi di euro per sostenere le imprese coinvolte nelle chiusure serali dei pubblici esercizi. Ma crediamo che in questo caso la Provincia stia mettendo a forte rischio queste aziende invece di aiutarle perché lo Stato non potrà coprire con i ristori previsti dall'ultimo decreto i ristoratori che in Trentino resteranno aperti. E potrebbe diventare più difficoltoso anche garantire la cassa integrazione ai dipendenti». Lo sostengono i segretari generali di Cgil Cisl Uil Andrea Grosselli , Michele Bezzi e Walter Alotti . «Per questo comprendiamo l'amarezza ma anche la grande dignità di molti imprenditori che, con un senso di responsabilità e con grande concretezza, stanno già chiedendo alla Provincia di ritirare l'ordinanza come fatto anche a Bolzano. Lo chiedono perché si accorgono che pur essendo aperti la clientela scarseggia, un po' per paura del contagio, un po' perché le famiglie hanno sempre meno disponibilità finanziarie. Considerato che, come ha confermato l'Azienda sanitaria, nelle prossime due settimane i contagi da Covid-19 anche in Trentino cresceranno in maniera significativa - sottolineano i sindacati - è assolutamente necessario adottare tutte le misure per ridurre il contagio fin da subito. È quindi indispensabile che ristoranti e bar possano fin da subito accedere ai ristori statali e agli ammortizzatori sociali per i propri dipendenti».

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